LABORATORI CRITICI n.8

PIUME SU UNO SCRÌMOLO: OLTRE MONTALE

Rivista semestrale di poesia e percorsi letterari

Anno IV, Vol. 8, novembre 2025

Versione cartacea
Pagine 118
Prezzo 15 euro
ISBN 979-12-81825-43-7
DISPONIBILE DAL 15 NOVEMBRE

Versione online Sbac!
Prezzo 7 euro
DISPONIBILE DAL 15 NOVEMBRE

In questo numero:

Ansò Escolán, Giorgio Bassani, Giovanni Boine, Giorgiomaria Cornelio, Antonio Delfini, Filippo de Pisis, Gianni Di Fusco, Giulio Ferroni, Emilio Isgrò, Alda Merini, Clemente Rebora, Camillo Sbarbaro, Emiliano Sciuba, Morten Søndergaard, Gianni Venturi, William Wall

Comitato scientifico:

Sergia Adamo, Alberto Bertoni, Franco Buffoni, Monica Farnetti, Giulio Ferroni, Alberto Fraccacreta, Filippo La Porta, Giancarlo Pontiggia, Chiara Portesine, Rodolfo Zucco

Direttore Responsabile: Matteo Bianchi

Curatore del numero: Alberto Bertoni

Redazione:

Marcello Azzi, Matteo Bianchi, Maria Borio, Roberto Cescon, Giorgiomaria Cornelio, Simone Gambacorta, Claudia Mirrione, Niccolò Nisivoccia, Daniele Serafini, Morten Søndergaard, Sara Vergari

Hanno collaborato:

Carlos Ansò Escolán, Bruno Berni, Alberto Iacoviello, Emilio Isgrò, Giulio Mazzali, Serena Mansueto, Pier Francesco Meneghini, Emiliano Sciuba, Gianni Venturi, William Wall


INDICE

Montale, Bassani e una «scienza delle intonazioni basse»

Editoriale di Alberto Bertoni

La mosca di Isgrò e il degrado del correlativo oggettivo
di Matteo Bianchi

Eugenio Montale cento anni dopo
di Giulio Ferroni

Eugenio Montale e il suo lascito accecante
di Giancarlo Pontiggia

Ossi di luce, un patto col destino
di Alberto Fraccacreta

Scrivere sempre e ancora su Montale: scorci critici per il centenario degli Ossi
di Sara Vergari

«Assurdo e in compagnia di nessuno»: Merini lettrice del simbolismo militante di Montale
di Emiliano Sciuba

Dal pennello al verso senza interruzioni: le corrispondenze tra de Pisis e Montale
di Gianni Venturi

«A modena tra i portici»: Montale e il rapporto con Delfini
di Marcello Azzi

Montale collage
di Giorgiomaria Cornelio

I limoni, per una farmacia delle parole
di Morten Søndergaard

«Scabro ed essenziale»: tradurre Eugenio Montale
di William Wall

Tra la morte di Franco e il Nobel, la proiezione di Montale in Spagna
di Carlos Ansò Escolán

Assorto nell’eterno vero, il verso di Pier Francesco Meneghini
a cura di Niccolò Nisivoccia

Nell’ordito che non muta, la poesia di Gianni Di Fusco
di Alessandro Canzian

Intorno al vuoto: il ruolo odierno del poeta
Il fondo di Alessandro Canzian

Ossi di seppia: tra condizione e perdita
a cura di Laboratori Poesia

Schede a cura di Marcello Azzi, Matteo Bianchi, Alessandro Canzian, Claudia Mirrione


Dall'Editoriale di Alberto Bertoni (curatore del numero)

La lettera inedita di Eugenio Montale a Giorgio Bassani, qui riportata in anastatica, ha un prima e un dopo. Il prima coinvolge le righe dedicate dal futuro premio Nobel alla prima edizione del primo libro di versi dell’autore ferrarese (Storie dei poveri amanti, Roma 1945: la seconda, “ampliata” di cinque poesie, sarebbe uscita l’anno dopo nella medesima sede) sul “Mondo” dell’1 dicembre 1945. Montale vi si riferisce nella lettera del ‘49, mostrando di non averne conservato copia. Vi aveva associato i versi d’esordio di Bassani al “diario di poesia” Parole dell’ormai defunta Antonia Pozzi, pubblicato da Mondadori due anni prima.

In realtà, la recensione era tutt’altro che casuale, dal momento che Montale vi esprime un’impressione che è invece una verità critica molto impegnativa e presàga di futuro. Infatti, non c’è dubbio che nelle Storie dei poveri amanti a colpire è d’acchito la grande libertà metrica dei testi che lo plasmano. Composizioni in quartine di regolari settenari, contraddistinte da un’equiparazione sistematica – e già in sé piuttosto originale – di rime e assonanze, si alternano a un campione davvero ex lege quale Immagine, nel cui contesto le prevedibili quartine alternano tri- e quadrisillabi: «Ti consuma / d’amore / quest’aria / vivo cuore…». Certo, si potrà affermare che ci si trova di fronte a una ripresa esplicita dell’Ungaretti del Porto sepolto, poiché – se saldiamo in orizzontale la quartina in questione – otteniamo un regolare alessandrino, ma resta viva l’impressione di una prosodia sperimentale piuttosto avanzata, in tempi di un ermetismo votato al dominio endecasillabico. Basta pensare, in questa chiave, a un ibrido ancor più azzardato qual è la sequenza di Non piangere, compagno, la quale alterna settenari e ottonari, vale a dire due tipologie di verso prosodicamente “ostili”: «Non piangere, compagno, / se m’hai trovato qui steso. / Vedi, non ho più peso / in me di sangue. Mi lagno…».