Clone 2.0 – Vincenzo Della Mea


 
 
Clone 2.0
Vincenzo Della Mea
Pagine 80
Prezzo 13 euro
ISBN 978-88-94944-86-0
 
 


 
 

Vincenzo della Mea ha usato GPT-2, prima “addestrandola” introducendo circa 12.000 poesie (ma anche testi di informatica e di neuroscienze) lasciandola poi libera di creare poesia. La seconda fase è stata eliminare da questa super produzione le poesie che avevano troppi debiti o errori grammaticali, tramite dei software progettati dallo stesso autore umano, e infine scegliendo tra le rimanenti secondo il gusto dell’autore umano. La procedura con cui si è arrivati a questo volume prevede quindi un lavoro spalla a spalla tra macchina e uomo, le vette di Moravec paiono raggiungibili alla macchina solo grazie all’aiuto umano. Il risultato ci mostra un’ambiguità molto avvincente: la macchina si corregge attraverso una scelta umana, autoriale nella sua unicità (e infatti Vincenzo Della Mea chiama sé stesso “Autore umano”). Quello che ci dicono queste poesie, riguarda più noi stessi, o l’autore umano, che la macchina. Se nelle poesie leggiamo delle frasi alla Blade Runner è perché quel film fa parte del nostro immaginario, se leggiamo una nostalgia del corpo è perché pensiamo che la macchina debba provarla. Forse scopriamo che ciò che in noi dovrebbe sfuggire all’algoritmo è solo un algoritmo di grado diverso.

 
 
 
 
L’infinito mondo
è un fiume ribaltato sulla roccia;
solo una resistenza cercata
dipende dalla mia volontà.
la natura gira le cose,
l’amore torna alla fine per contatto.
 
 
 
 
 
 
La tua presenza è un’assenza
di te che mi chiedi?
Dai tuoi occhi mancati,
dalle tue labbra pensate e non dette.
Sul tuo corpo sarà il mio nome.
 
 
 
 
 
 
Il tuo nome
è un cammino
che si fa pensare al presente.
è la mia anima, amore mio,
ardono i tuoi sogni per me.
Solo questo luogo non sento
che un terreno conosciuto in terra e mare.
 
 
 
 
 
 
Il mare è diventato un fiume
che si crede di trovare. Tutto sembra
essere posto per far fuoco. Il cielo è una zolla bianca.
L’orizzonte è diventato tutto qui:
il suo inchiostro.
 
 
 
 
 
 
La tua presenza è un ospite,
che dal buio invecchia;
odora di notte la mia paura,
come una storia senza ombre, nel tuo viso.
Forse mi parla non per la luce
d’inganno – Il gioco del mondo
della sua pena. Ma sul suo gradino
rimane l’uomo al fuoco e dentro le stelle.
 
 
 
 
 
 
L’universo è un solo intreccio di mani
e mappe per il mondo.
La verità è una stilla
che si apre alle cose, alla luce
che lentamente si cela.