Oggi, sempre in linea con la storica tendenza alla polemica estiva del mondo delle lettere, è scoppiato il caso di una nostra ex collaboratrice che abbiamo dovuto allontanare settimane fa dopo averla rincorsa per mesi. Non entro in merito alla critica, pesantissima, che le è stata mossa pubblicamente con linciaggio mediatico perché tutta la redazione di Samuele Editore e Laboratori Poesia ne è dispiaciuta, e personalmente ancora di più per avere provato affetto verso quella persona che poi, per mesi, ha dimostrato solo la disistima delle mezze bugie, mezze verità, grandi sospensioni e attese. Però questo mi da modo, da persona e da Editore, di sottolineare una costante che vedo negli esseri umani. E lei ne è un esempio lampante. Molti hanno un grandissimo valore dentro (e lei ce l’ha veramente, non a caso ho personalmente investito su di lei moltissimo) che potrebbe senza dubbio, nel tempo, spostare l’ago della bilancia del mondo delle lettere e della poesia. Ma lo buttano via, il proprio valore, dietro l’insegna dantesca. Corrono dietro luccichii, da una iniziale natura (voglio continuare a credere) intellettualmente onesta arrivano alle azioni più esecrabili trovando sempre una motivazione accettabile. Il tutto perché devono giusticare il valore che presuntuosamente pensano di avere grazie a qualche successo ottenuto. Dimenticando che ogni successo, ogni passo avanti, è un peso e una responsabilità, non un valore. Il valore è quel che dai agli altri, non quello che pretendi di avere. Sono molto rattristato, molto, anche perché ho già visto questa cosa accadere anni fa e ho già visto quell’autrice scomparire nel nulla. E non se lo meritava per quello che era in grado di scrivere, ma se l’è meritato per quello che è arrivata a fare, a essere, e poi a scrivere. E questo mi porta all’ultima riflessione: le scelte di vita ricadono nei versi, inevitabilmente. Sono pochi i casi di pessime persone con comportamenti cinici ed egoriferiti che sono riusciti a scrivere cose straordinarie. Pochi.