Tenere insieme – Gabriel Del Sarto


 
 
Tenere insieme
Gabriel Del Sarto
Pagine 196
Prezzo 13 euro
ISBN 978-88-94944-41-9
 
 


 
 

Tra le chiavi di questo canzoniere è l’affermazione di R. W. Emerson riportata in esergo: in breve, la biografia trascende la storia e non viceversa. Se poi la biografia ha nome “Gabriel” – con l’intreccio inevitabile fra teologia, letteratura e pensiero iniziatico – e Gabriel è il nome dell’autore, le rivelazioni vengono inevitabilmente amplificate in un atto di annunciazione. I cardini di una lingua. Quando i miei occhi si aprono / la fatica delle parole nell’aria, piccolo sciame / sconosciuto, si compone e spira come la preghiera / della notte: appare evidente, in questa raccolta, la saldezza vertebrale di un’esperienza di scrittura tra le più significative della propria generazione poetica, fra tradizione di fine Novecento e nuova parola del nuovo millennio.

 
 
 
 
Basket
 
Il cemento misurato del Campo-Scuola
fra i canestri e la luce obliqua
alla fine del giorno che filtra
sopra lo stabilimento della Bario: due
contro uno, i punti infiniti
nel tempo che rimane
alla fine del giorno, segnato
da un rimbalzo o da un improvviso
cambio di direzione sulla linea
esatta del tiro: il tempo è un battito
acquoso, dentro l’universo,
quando un padre risalendo la corrente
smette di proteggerli
 
per lasciarli figli, finalmente soli.
 
 
 
 
 
 
Il senso
 
Il senso era qui, luminoso
e perduto, nell’attenzione improvvisa
dei tuoi occhi mentre mi parlavi
di lui, del tuo sognare la sua morte
mentre accadeva. Eri qui. Lo sguardo
su te ora è sul vuoto e quella sedia
è come morte, altra morte ancora.
Siamo questa speranza
trafitta dalla cenere dopo la luce
di un gesto, come se avesse questa tua pazienza
ogni storia o differenza, che sapevi
e raccontavi: così ascoltare era come
assaporare il tessuto che mi lega
al dolore di un padre e di un figlio.
 
il resto, le guerre, è lontano da qui
e viviamo in un mondo ovvio,
che non si cura di noi, e lo chiamiamo
casa. Ma anche stasera dopo il pasto dopo
il cartone animato, i popcorn caramellati,
soffrire fonda la serietà della vita. Sono
gli infiniti che si raccolgono
nel sonno dei miei figli, sonde e respiri.
 
E non so quale notte poi,
dolce e infinita forse, è la forma
del racconto che da oggi ti comprende.
Se quel vento è intimità che salva.
 
 
 
 
 
 
Esame dell’Angelo
 
Dove abita, in quale spazio, l’amico
di tutti di cui parli? Perché Gabriel,
per quanto forte nell’apparizione,
fulmine che apri e squaderni i mondi,
non si sa mai dove sei? il letame,
la teoria teologica, il pianto
sono i vertici del triangolo, il santo
è perso sull’ipotenusa, il pane
è morto. tutto diventa respiro
e voce che detta dentro nature,
tessuti e foglie, auto e uffici,
supermercati e venerdì, persone
ecco, persone e atti: forse il dramma
è la porta, la pagina sfogliata.
 
 
 
 
 
 
L’universo è una voce. A occhi chiusi
ritorna su se stessa, non partecipa
al nostro sacrificio, fondo o punto
infinito in cui tutte le cose
sono racchiuse. Così disse: alba
o congetture, prendi il tuo vizio,
il fascino della fine della pioggia
di novembre che ti annulla dietro
un vetro, una bolla pomeridiana,
e onoralo come un dono. non serve
se non a questo: a rendere grazie
dell’acqua che cade di essere acqua
e tempo, e noi il bacio della sete
che portiamo, e il vento e, forse, un niente.
 
 
 
 
 
 
Cieco e puro come ogni strumento
di dio che cade sugli uomini, Gabriel
è il grido ultimo sul pianeta, sorte
e valore in forma di cavo, ghiandola
e cifra della creazione. Quando
capiremo le crittografie mute
della natura? i silenzi, la voce
del poeta senza recitazione
dentro la calma dei versi? nient’altro
conta, solo i pochi segni, le curve
che durano nello scheletro eterno
del mondo, nel giorno di Lino, suono
e lamento convertito in livelli
e profondità, una specie di musica.