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Roberto Deidier su “Il dolore”

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AILANTO n. 37 – Su Alberto Toni
di Roberto Deidier

 

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Alberto Toni è un poeta che non ha mai smesso di confrontarsi con la tradizione, e in particolare con quella a lui più prossima, la grande tradizione poetica del secolo scorso: quello in cui è nato e si è formato. Ma la tradizione non è mai stata, per lui, la superficie liscia di uno specchio in cui osservarsi, anche nel termometro delle passioni e degli umori, e neppure un polo di tensione. Ci sono autori per i quali volgere lo sguardo al passato, non importa quanto lontano, rappresenta un gesto di sfida, o la necessità di ribadire una presa di distanza. Così come ve ne sono altri che senza quel passato perderebbero il nerbo delle loro polemiche, delle loro messe a punto: un canone, lo sappiamo, coincide solo in minima parte con una costellazione, ovvero con i maestri e compagni di strada che ci si è scelti. Toni, piuttosto, nel Novecento dei poeti sembra sentirsi perfettamente a suo agio: quelle mura, per quanto dolenti, drammatiche, poco rassicuranti, sono la sua dimensione ideale, circoscrivono il perimetro di quella «stanza tutta per sé» dove ritrovare e riaffermare, ogni volta, la sua identità.

Si può leggere in questa prospettiva anche la sua ultima fatica, sintomaticamente intitolata Il dolore. Anche qui il lettore ritrova alcuni parametri fissi della scrittura di Toni: luoghi, viaggi, incontri che delimitano un mondo di esperienze, con un occhio rivolto alla realtà e l’altro alla memoria. Ma rispetto alle prove precedenti, ed entrando nel pieno della sua maturità, il poeta in questo libro lascia alcuni inevitabili e chiarissimi senhals in direzione di un passato che continua a rappresentare, per lui, la sola, vera eredità. A partire dal titolo, preso di sana pianta come un omaggio esibito – e dunque senza sfrontatezza, ma con l’aria di chi può sentirsi autorizzato a farlo – da uno dei grandi libri del suo Novecento, il libro che Ungaretti scrisse nel pianto per un lutto imprevisto e insanabile. Sfogliando Il dolore ci s’imbatte ancora in un altro senhal: l’«upupa», uno degli emblemi montaliani; ma a Montale risale anche la prima allegoria a cui Toni si ispira, quella della «trota sannita», davvero una «sorella» dell’«anguilla». E il Percorso ospedaliero che intitola la quinta sezione rinvia a un altro illustre precedente, quella Serie ospedaliera che Amelia Rosselli aveva congedato dopo le Variazioni belliche. E sotto il travestimento dell’anagramma ritroviamo perfino Caproni, in un testo in cui si rievocano pomeriggi in biblioteca; così come in diverse chiuse, dal tratto più musicale, si avverte lo spirito di un altro degli auctores di questa costellazione, Sandro Penna.

Roberto Deidier

 
 
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Samuele Editore

Samuele Editore nasce nel 2008 a Pordenone, nel nord est Italia. La stessa città di Pordenonelegge, una della più importanti manifestazioni letterarie nazionali. E città vicino a Casarsa, la terra di Pier Paolo Pasolini. Samuele Editore nasce riprendendo il marchio storico della Tipografia di Alvisopoli fondata nel 1810 da Nicolò Bettoni. La vecchia Tipografia nella sua storia pubblicò molte opere importanti come Le Api panacridi di Alvisopoli (1811, scritta per il figlio di Napoleone Bonaparte) di Vincenzo Monti. Poeta, scrittore, drammaturgo, traduttore tra i massimi esponenti del Neo Classicismo italiano. La Tipografia, che aveva per logo un’ape cerchiata da un tondo con il motto Utile Dulci, lavorò fino al 1852, anno della sua chiusura. Samuele Editore prende l’eredità di quel grandissimo momento storico prendendo gli stessi ideali e gli stessi obiettivi di Nicolò Bettoni. Intenzione bene esemplificata dal motto Utile dulci che Samuele Editore riprende a manifesto del suo lavoro. Si tratta infatti di un passo oraziano tratto dall’Ars poetica (13 a.c.): “Omne tulit punctum, qui miscuit utile dulci, Lectorem delectando pariterque monendo” – “ha avuto ogni voto colui che ha saputo unire l’utile al dolce, dilettando e nello stesso tempo ammonendo il lettore”. Lo stesso passo viene ripreso nel XVIII secolo dall’Illuminismo italiano col significato di “il lavoro e l’arte sono fondamento di una vita serena”. Ripreso nello stesso significato anche dalla tipografia di Nicolò Bettoni, è adesso concetto fondante e continuamente ispiratore della ricerca poetica e delle pubblicazioni di Samuele Editore. Già dopo pochi anni di attività Samuele Editore si è imposto all’attenzione della cultura nazionale lavorando con i maggiori esponenti della poesia, del giornalismo, della televisione italiana. Con un lavoro di promozione continuo sia con manifestazioni proposte dalla Casa Editrice (a Pordenone, Trieste, Venezia, Milano, Torino, Roma, Napoli, eccetera) sia con poartecipazione a Festival importanti (Pordenonelegge, Fiera del Libro di Torino, Ritratti di Poesia di Roma) sia con newsletter e pubblicità settimanali in internet, Samuele Editore è considerato uno dei migliori editori del settore Poesia in Italia e vanta una presenza nei maggiori giornali nazionali quali Il corriere della sera, L’espresso, e continue recensioni nella famosissima rivista Poesia (la maggiore rivista italiana del settore). Col desiderio di aumentare la conoscenza della Poesia italiana e del mondo, a maggio 2013 Samuele Editore apre un ufficio internazionale dedicato a quegli autori che intendono far leggere le proprie opere al pubblico e ai poeti italiani, da sempre unici e importantissimi nella poesia mondiale. Con l’esperienza di un ottimo libro di poesie inglesi tradotte in italiano (Patrick Williamson) e del maggior poeta vietnamita vivente (Nguyen Chi Trung) Samuele Editore si propone di tradurre e proporre in doppia lingua le opere più meritevoli di autori non italiani, continuando la ricerca delle grandi opere poetiche di autori famosi e non famosi, capaci però di scrivere grandi libri. In questo si inscrive la partecipazione, nel 2014, al New York Poetry Festival. Con la grandissima convinzione che la Poesia può diventare ponte internazionale tra le persone, per farle parlare, per farle capire, creando cultura.