Guido Cupani su “Canti di cicale”

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Silvia Secco, Canti di cicale (Samuele editore 2016)
recensione di Guido Cupani

su perigeion
 
 
 
 
Conta quel che chiudi
               nel pugno.
Il cuore per esempio conta.
 
Mia mamma sostiene
              del pugno
che sia l’unità di misura
                            del riso.
 

Se non stessi scrivendo una recensione, direi semplicemente che le poesie di Silvia Secco sono belle, e ci capiremmo. Ma in quest’epoca post-ironica sono costretto a cercare (a) un sinonimo meno trasparente (“misurate”, “lievi”), (b) una perifrasi che mi faccia sembrare più colto e complesso di quel che sono (“svaporano in una leggerezza che non occulta il dolore, ma per un attimo con delicatezza ce ne distrae”), (c) una metafora non necessariamente chiara (“pane appena cotto e spezzato”). Vi chiedo di comprendere e portare pazienza. Quel che intendo dire è che sono belle. Anzi, buone: buone da leggere.

 
A sera ricomponimi la parte
che esce con te al mattino dopo il bacio.
Il giorno intero è un allungarsi d’arti
a cercare le tue mani. Combacio io
perfettamente liscia a te aderente
alla superficie. Inumidiscimi
e riempimi la bocca di labbra. La fronte
nel cavo fra i seni. Colma, chiudimi.
E salda le tue crepe coi miei fili.
Ho trame supine per te, le intreccio
alle vertigini che hai. La tela
che si forma è un frutto, una mezzamela
esatta. L’una è la metà di niente,
sola, tu fondile in un’unica polpa.
 

Per esempio, Silvia Secco sa scrivere d’amore. Evita i comuni trabocchetti (vaghezza, uso smodato delle similitudini, pseudofilosofia, compiacimento sensuale, esibizionismo, ecc.) spingendosi fin sull’orlo: una parola in più e cascherebbe tutto. Invece no. Le forze si equilibrano, l’insieme è bilanciato. La poesia non sgambetta, non colpisce allo stomaco: accompagna, offre la mano. Anche la forma aiuta – questo, per dire, è un quasi sonetto. Solo i versi sdruccioli mi lasciano perplesso: contano undici ma valgono dieci, accentuativamente: è un errore? O forse non è vero che le tensioni siano del tutto risolte? Forse un piccolo sgambetto c’è?

Guido Cupani

 
 
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