Il quinto tempo – Paolo Parrini



 
 
Il quinto tempo
Paolo Parrini
Pagine 96
Prezzo 13 €
ISBN 978-88-94944-77-8
 
 


 
 
Versione online Sbac!
Prezzo 4 euro


 
 

Nella poesia di Parrini sono dunque presenti gli archetipi fondamentali della storia della poesia: accanto alla memoria, alla natura, all’amore, c’è anche il tempo. Il tempo non è solo memoria ma l’incessante e drammatico scorrere dei giorni e delle ore e non è facile esorcizzarlo, magari seduto fumando davanti ad un caffè. Rimane sempre questo ostinato tentativo di ritrovarsi in armonia, una difficile armonia. E c’è sempre una nota di fiducia e di speranza anche quando le stelle non risplendono, e tutt’attorno nient’altro che i freddi bisbigli dei metalli: sì perché arriva “un mattino” particolare (“Eppure, fuori scroscia il mattino / come una sorgente”). nella memoria, come spesso avviene, c’è un tempo differente che, forse, proprio la memoria rende tale: in quella piazza dove un tempo giocavano i figli del poeta ora vi giungono solo inquieti rumori. non si guarda, però, solo al passato, si spera in un tempo futuro dove c’è una casa che attende: “Quando arriveremo a casa / sapremo che è casa nostra / dall’odore, di pane e di muschio”. C’è l’idea di un cammino verso uno spazio più giusto: lo riscoprono e lo preannunciano due ragazzi che si baciano.

Umberto Piersanti

 
 
 
 
L’autunno benevolo
scende a coprire
le tue vesti troppo grandi,
il viso scarno.
questa dolcezza che riposa
ha pietà del tuo passare,
è ninna nanna lieve.
altro era il torrido d’estate,
altra cosa andarsene così
nel bruciore che dilaga.
adesso è un quieto lago
e queste foglie caduche
ingialliscono
come la tua pelle stanca.
 
 
 
 
 
 
In una foglia secca
accartocciata sul viale
spira la vita dell’albero
che l’ha perduta.
muore piano questo sentire,
come una pioggia stanca
che bagna intermittente il verde.
 
 
 
 
 
 
Abbiamo mischiato gli odori,
la saliva e il sangue,
nel cuore che batteva forte
le parole come grida stanche.
Fummo molto più di questo:
un inverno sui vetri
e fiori bianchi d’alberi
sulle bocche aperte.
 
 
 
 
 
 
Avrò ancora parole da dirti
quando le labbra saranno
neve bianca.
un brusio lieve a suggerire il sonno.
avremo ancora il nostro
povero amore,
oppure il nulla.
Come neve sciolta sulla terra brulla.
 
 
 
 
 
 
Dio di speranza
di vicinanza e distanza.
Dio che invoco
a parlare con me
come a un amico.
Dio che si fa nebbia
Dio che ritorna sempre
Dio che mi manchi tanto
e che vorrei abbracciare.
Dio che ti vorrei accanto
qui nella macchina vuota
per farti guidare
a occhi chiusi
addormentando il tempo.