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L’ospite perfetta su alleo.it

 

Da alleo.it

 

 

Gli italiani non sono abituati all’ironia. Preferiscono il sarcasmo, cioè l’ironia nella sua forma cattiva e guerresca, senza essere un popolo guerriero. L’ironia è soprattutto “dissimulazione” come nelle domande, quasi retoriche ma mai del tutto, che Socrate pone ai suoi interlocutori platonici o senofontei. Mentre il sarcasmo (tardo latino sarcasmus) che poi deriva sempre da un termine greco sarkazein, ovvero “mordersi le labbra per la rabbia” è spesso preferito dai nostri connazionali.

Ma l’ironia fa più male. Perché questa impossibilità, ormai comprovata, degli italiani all’uso e alla comprensione dell’ironia, al gioco linguistico significante ma leggero, al wit, al doppio senso che non sia banalmente sessuale? Perché aveva ragione Alberto Savinio: “gli italiani non hanno psicologia”. Hanno istinti e poi, sopra di essi, formalismi crostacei che li tengono a bada, finché dura, ma la percezione complessa dell’anima di chi stanno guardando è minima, forse assente. È il generale con i pennacchi o il facchino sudato che gli italiani guardano, non la naturale, immediata e inevitabile complessità di una persona. Che può essere perfino tutte e due le cose insieme.

Quindi c’è sempre stata poca letteratura “socratica” e ironica nel nostro Paese: mi viene solo in mente, come antefatto di questi sonetti italiani di Alessandro Agostinelli raccolti nel libro “L’ospite perfetta” (Samuele Editore), l’Antologia Apocrifa di Paolo Vita-Finzi, con il brano di Giovanni Gentile non apocrifo ma riprodotto qua talis. Poi, chi altri? Qualcosa di Umberto Eco, ma anche Achille Campanile o lo stesso Guareschi. Ma in questi ultimi due casi siamo nel semplice comico, non nell’ironia, cioè un altro mestiere, che presuppone quasi sempre un Trono o un Altare da buttar giù.

Il comico forse anticamente con il significato di “corteo festivo”, nasce probabilmente dai culti dionisiaci, ed è festoso e allegro, ma sempre senza quei problemi che l’ironia tira fuori con il suo bisturi verbale. Gli italiani sono comunque ossessionati da sempre dai comici, hanno votato in massa il partito sciocchino creato da un mediocre comico genovese, ma non capiscono le battute che non riguardino il sesso, il cibo, l’immagine esteriore, i tic verbali o gli abiti. Popolo dell’esteriorità, il che non vuole affatto dire che gli italiani siano un popolo dell’Estetica.

Agostinelli ha scoperto che il mondo della chiusura da coronavirus, del famoso lockdown, poteva essere anche una fase pienamente, ironicamente carnascialesca. E ne ha scritto di conseguenza, prendendo dalla tradizione che ha visto la nascita stessa della letteratura italiana. Quindi subito il dolce stil novo del Cavalcanti e poi l’immancabile Cecco Angiolieri, con il verso perfetto “S’i fosse virus invaderei lo mondo” e con le ironie duplici del testo “s’ì fossi medico mi toccherei”, perché  l’ironia non può non valere sempre, anche contro di sé. È questo il gioco inevitabile. Ovvio che non poteva mancare Petrarca. E di lui un sonetto che tutti abbiamo studiato a scuola: Solo et pensoso i più deserti campi, con questo “cavolo” di Amore che viene “ragionando con meco, et io con lui”.

 

Marco Giaconi

 

 

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Samuele Editore

Samuele Editore nasce nel 2008 a Pordenone, nel nord est Italia. La stessa città di Pordenonelegge, una della più importanti manifestazioni letterarie nazionali. E città vicino a Casarsa, la terra di Pier Paolo Pasolini. Samuele Editore nasce riprendendo il marchio storico della Tipografia di Alvisopoli fondata nel 1810 da Nicolò Bettoni. La vecchia Tipografia nella sua storia pubblicò molte opere importanti come Le Api panacridi di Alvisopoli (1811, scritta per il figlio di Napoleone Bonaparte) di Vincenzo Monti. Poeta, scrittore, drammaturgo, traduttore tra i massimi esponenti del Neo Classicismo italiano. La Tipografia, che aveva per logo un’ape cerchiata da un tondo con il motto Utile Dulci, lavorò fino al 1852, anno della sua chiusura. Samuele Editore prende l’eredità di quel grandissimo momento storico prendendo gli stessi ideali e gli stessi obiettivi di Nicolò Bettoni. Intenzione bene esemplificata dal motto Utile dulci che Samuele Editore riprende a manifesto del suo lavoro. Si tratta infatti di un passo oraziano tratto dall’Ars poetica (13 a.c.): “Omne tulit punctum, qui miscuit utile dulci, Lectorem delectando pariterque monendo” – “ha avuto ogni voto colui che ha saputo unire l’utile al dolce, dilettando e nello stesso tempo ammonendo il lettore”. Lo stesso passo viene ripreso nel XVIII secolo dall’Illuminismo italiano col significato di “il lavoro e l’arte sono fondamento di una vita serena”. Ripreso nello stesso significato anche dalla tipografia di Nicolò Bettoni, è adesso concetto fondante e continuamente ispiratore della ricerca poetica e delle pubblicazioni di Samuele Editore. Già dopo pochi anni di attività Samuele Editore si è imposto all’attenzione della cultura nazionale lavorando con i maggiori esponenti della poesia, del giornalismo, della televisione italiana. Con un lavoro di promozione continuo sia con manifestazioni proposte dalla Casa Editrice (a Pordenone, Trieste, Venezia, Milano, Torino, Roma, Napoli, eccetera) sia con poartecipazione a Festival importanti (Pordenonelegge, Fiera del Libro di Torino, Ritratti di Poesia di Roma) sia con newsletter e pubblicità settimanali in internet, Samuele Editore è considerato uno dei migliori editori del settore Poesia in Italia e vanta una presenza nei maggiori giornali nazionali quali Il corriere della sera, L’espresso, e continue recensioni nella famosissima rivista Poesia (la maggiore rivista italiana del settore). Col desiderio di aumentare la conoscenza della Poesia italiana e del mondo, a maggio 2013 Samuele Editore apre un ufficio internazionale dedicato a quegli autori che intendono far leggere le proprie opere al pubblico e ai poeti italiani, da sempre unici e importantissimi nella poesia mondiale. Con l’esperienza di un ottimo libro di poesie inglesi tradotte in italiano (Patrick Williamson) e del maggior poeta vietnamita vivente (Nguyen Chi Trung) Samuele Editore si propone di tradurre e proporre in doppia lingua le opere più meritevoli di autori non italiani, continuando la ricerca delle grandi opere poetiche di autori famosi e non famosi, capaci però di scrivere grandi libri. In questo si inscrive la partecipazione, nel 2014, al New York Poetry Festival. Con la grandissima convinzione che la Poesia può diventare ponte internazionale tra le persone, per farle parlare, per farle capire, creando cultura.