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Su “Alfabeto dell’invisibile” – Leonello Rabatti

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C’è in Alfabeto dell’invisibile di Chiara De Luca una rara qualità che scaturisce dalla necessità espressiva, molto spesso assente nelle innumerevoli manifestazioni narcisisticamente autoreferenziali presenti nei vari ambiti letterari (e non): l’intensità della parola che pare voler riempire la vuota superficie di una distanza incolmabile. Nel fondo pare esservi una ferita, mai rimarginata, l’acutezza di una sensibilità che, nel farsi sguardo sul mondo, vuole colmare questo pneuma che divide dal reale, ma verso il quale è conservata la distanza proprio nel momento stesso in cui esso è nominato. Mi paiono in questo senso rivelatori alcuni testi, come “Amore è questo guscio duro che la vita” (p. 123); oppure “Ancora sono qui quando risorge il sole” (p. 131), Rifletti gli occhi” (p. 134), “Come una cerniera all’orizzonte” (p. 137), “Sembra non si debba qui” (p. 138). In generale mi è parso che nell’ultima sezione, dedicata al mare, forse proprio per un necessario sviluppo tematico, vi siano vari frammenti di testi rivelatori della dimensione dalla quale maggiormente scaturisce il tuo fare poetico, la tua personale, dolorosamente autentica poiein, qui non ancorata al piano della realtà esistenziale, ma come nudamente elaborata in tutta la sua intensità interiore. Questo fondo doloroso emerge più direttamente da esperienze del vissuto in un testo come “Dal caos raccogli abiti smessi” (p. 52), ma anche in vari altri testi di tutte le sezioni, e rari sono i momenti in cui è percepibile un qualche allentamento della tensione espressiva. Nella sezione Volti la restituzione, in corsivo, di parole direttamente pronunciate e talvolta isolate dal parlato, delinea quel contesto di vissuto dal quale parte la trasfigurazione compiuta dal linguaggio poetico, punteggiata in alcuni casi anche da descrizioni realistiche, ma contenente sempre quella tensione “oltranzistica” che, pur mantenendo un rigore sintattico-grammaticale, raggiunge notevole ricchezza, anche retorica. La voce poetica mostra spesso una raggiunta maturità e originalità di esiti, la naturalezza di un dictus anche nel dosaggio degli elementi musicali del verso, spesso ben amalgamati all’aspetto più propriamente razional-concettuale, per così dire.

In questa “oltranza” espressiva pare potersi riscontrare la necessità di armonizzazione dei contrasti e del caotico disordine della mente e dell’interiorità; una dolorosa ricerca di senso che doveva e deve trovare necessario approdo nell’espressione scritta, quando dall’interno urge il sentire e si cerca di catturare ed eternizzare il vissuto tramite la compiutezza del verso; un vissuto che lo scavo compiuto dalla propria sensibilità ha reso sempre troppo distante e frammentato.

 

Leonello Rabatti
Associazione Peter Russel (Arezzo)

 
 
 
 
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Samuele Editore

Samuele Editore nasce nel 2008 a Pordenone, nel nord est Italia. La stessa città di Pordenonelegge, una della più importanti manifestazioni letterarie nazionali. E città vicino a Casarsa, la terra di Pier Paolo Pasolini. Samuele Editore nasce riprendendo il marchio storico della Tipografia di Alvisopoli fondata nel 1810 da Nicolò Bettoni. La vecchia Tipografia nella sua storia pubblicò molte opere importanti come Le Api panacridi di Alvisopoli (1811, scritta per il figlio di Napoleone Bonaparte) di Vincenzo Monti. Poeta, scrittore, drammaturgo, traduttore tra i massimi esponenti del Neo Classicismo italiano. La Tipografia, che aveva per logo un’ape cerchiata da un tondo con il motto Utile Dulci, lavorò fino al 1852, anno della sua chiusura. Samuele Editore prende l’eredità di quel grandissimo momento storico prendendo gli stessi ideali e gli stessi obiettivi di Nicolò Bettoni. Intenzione bene esemplificata dal motto Utile dulci che Samuele Editore riprende a manifesto del suo lavoro. Si tratta infatti di un passo oraziano tratto dall’Ars poetica (13 a.c.): “Omne tulit punctum, qui miscuit utile dulci, Lectorem delectando pariterque monendo” – “ha avuto ogni voto colui che ha saputo unire l’utile al dolce, dilettando e nello stesso tempo ammonendo il lettore”. Lo stesso passo viene ripreso nel XVIII secolo dall’Illuminismo italiano col significato di “il lavoro e l’arte sono fondamento di una vita serena”. Ripreso nello stesso significato anche dalla tipografia di Nicolò Bettoni, è adesso concetto fondante e continuamente ispiratore della ricerca poetica e delle pubblicazioni di Samuele Editore. Già dopo pochi anni di attività Samuele Editore si è imposto all’attenzione della cultura nazionale lavorando con i maggiori esponenti della poesia, del giornalismo, della televisione italiana. Con un lavoro di promozione continuo sia con manifestazioni proposte dalla Casa Editrice (a Pordenone, Trieste, Venezia, Milano, Torino, Roma, Napoli, eccetera) sia con poartecipazione a Festival importanti (Pordenonelegge, Fiera del Libro di Torino, Ritratti di Poesia di Roma) sia con newsletter e pubblicità settimanali in internet, Samuele Editore è considerato uno dei migliori editori del settore Poesia in Italia e vanta una presenza nei maggiori giornali nazionali quali Il corriere della sera, L’espresso, e continue recensioni nella famosissima rivista Poesia (la maggiore rivista italiana del settore). Col desiderio di aumentare la conoscenza della Poesia italiana e del mondo, a maggio 2013 Samuele Editore apre un ufficio internazionale dedicato a quegli autori che intendono far leggere le proprie opere al pubblico e ai poeti italiani, da sempre unici e importantissimi nella poesia mondiale. Con l’esperienza di un ottimo libro di poesie inglesi tradotte in italiano (Patrick Williamson) e del maggior poeta vietnamita vivente (Nguyen Chi Trung) Samuele Editore si propone di tradurre e proporre in doppia lingua le opere più meritevoli di autori non italiani, continuando la ricerca delle grandi opere poetiche di autori famosi e non famosi, capaci però di scrivere grandi libri. In questo si inscrive la partecipazione, nel 2014, al New York Poetry Festival. Con la grandissima convinzione che la Poesia può diventare ponte internazionale tra le persone, per farle parlare, per farle capire, creando cultura.