Un uccello ha fatto il nido nella mia testa – Candelaria Romero



 
 
Un uccello ha fatto il nido nella mia testa
Candelaria Romero
Pagine 72
Prezzo 13 euro + 3 € spese postali
ISBN 979-12-81825-00-0
 
 


 
 
Versione online Sbac!
Prezzo 5 euro


 
 

Quando la paura personale diventa globale, il pensiero s’allarga e la fotografia dell’essere accomuna nel dolore popoli, uomini, donne, bambini. Dove sta il limite nel dare la morte? Dove sta il piacere nel volere la morte dell’altro? Una domanda che percorre molti versi di Romero e che s’aggrappa a situazioni di speranza che richiedono l’attraversamento epocale del dolore: «Il terrore si moltiplica/ viaggia dentro i passi di donne/ bambini e padri./ Ieri l’Argentina oggi l’Afganistan».

In questi scenari, emerge con forza e costanza il bisogno di poesia, inteso come strumento di ricerca di un’identità continua: uno spazio vitale individuale e collettivo che possa attestare una liberazione sotto diverse forme e significati. «Mancano i poeti» e manca il senso della vita, fatto di minute azioni e parole che possono trasformare l’esistenza e nutrirla degli aspetti più celati o sconosciuti: simboli vivi, quotidiani, che cementificano e danno respiro alla parte migliore di noi stessi, smuovendo emozioni, sentimenti, sensazioni, intimità come nei versi distinti dedicati a Mia (Lecomte) e Paolo (il marito di una vita).

Gianluca Bocchinfuso

 
 
 
 
Alla Signora Morte
 
Annuso l’aria
è poca e sottile
quanto basta.
Le ossa
quelle più piccole
si stringono
sono lisce senza forma quasi invisibili
cercano di prendere meno spazio possibile
importante è stringersi senza sparire
semplicemente esistere di meno
solo il necessario
un po’ di aria nelle narici
qualcosa per la gola e il fiato
tutto è impalpabile
in modo da non poter pronunciare il suo nome
nemmeno quando arriva zitta e saggia.
 
 
 
 
 
Devo tenere a bada
il mostro piccolo e il mostro grande
il mostro che sta nelle mani e quello nei piedi
quello che teme la forza della gravità
e le inferriate del terrazzo
il mostro che crede di avere le ali e vorrebbe volare
quello che prende in mano bicchieri e bicchieri
e beve ogni cosa che brucia dentro.
Sono tutti mostri miei
gli voglio bene
ma sono troppo rumorosi
ingombrano ogni cellula del corpo
spezzano fibre
escono dalla pelle
colpiscono ciò che capita a tiro.
 
Chiedo, in anticipo, perdono per loro.
 
 
 
 
 
 
Le ossa bianche scricchiolano
fanno molto rumore
e la pelle si stacca dal corpo
prende il volo
come uccello spaventato
s’innalza e fugge.
Ora lo scheletro scomposto
cerca il suo abito di carne.
Di stanza in stanza corre
nella bianca dimora
fiuta la pelle fuggiasca.
Amore mio
chiudi la finestra
la pelle potrebbe uscire da lì
è in cerca di nuova aria
elemento che tiene insieme
ogni cosa nella tempesta.
 
 
 
 
 
 
Una donna si sta trasformando
da farfalla in bruco.
La peluria bianca le copre il viso
il mento spigoloso diventa rotondo
il corpo da leggero
morbido.
La donna quasi bruco
si allunga sul pavimento
mastica lentamente il verde che la circonda
sono foglie amare
danno sollievo al fegato
puliscono gli organi.
Si prepara la donna insetto
alla metamorfosi al non volo
al bozzolo che tutto afferma e racchiude
allo stare appesi ad un ramo
a testa in giù.