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su “Teoria del pirata” – dal blog di poesia della RAI

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Riccardo Raimondo “Teoria del Pirata”

Riccardo Raimondo Teoria del Pirata, Samuele Editore, 2013, 11 euro

Nota di lettura di Erminio Alberti

Dopo Il potere dei giocattoli e Lo sfasciacarrozze, Riccardo Raimondo pubblica la sua terza raccolta, Teoria del pirata: una raffinata musica continua, un vorticare di giostra pregno dei colori di quella vita vera, la vita vissuta nelle strade, osservata con l’occhio attento dello scrittore e il vibrare d’animo del poeta. Una musica compiaciuta, furba, che sottintende sempre un sorriso sotto i baffi, una ironia alla catanese, o di certa letteratura del secondo Novecento propria della nera città. Non è più la poesia che si arroga, come nel Potere dei giocattoli, il potere di «valicare», di «varcare» la soglia del reale – detto questo, non si esclude che lo faccia: semplicemente non lo enuncia. Sono i versi di chi sembra aver sostenuto una battaglia, e si ritrova come «un’aquila con l’ala spezzata». Quest’aquila, con la sua poesia, si perde nei meandri e nei volti della città, negli odori dei quartieri popolari che poi diventano ricordo quasi ancestrale, fantasma del femminino (vedi Zamemi), per poi paventare la totale scomparsa di ricordi e identità in Dallas.

Tutti questi suoni, questi colori e queste anime incontrate nel suo vagare – è una poesia che si nutre molto dei luoghi – si catapultano all’interno dello scrittore per poi uscire vivificati attraverso le parole, parole che sono ritmo e assonanze, rincorrersi in una danza dionisiaca – vedi Via Plebiscito –, di puro istinto delle cose. E se, da un lato, questa poesia si riempie di luce – Spiriti invisibili, Pausa Caffè, Teoria del Pirata –, dall’altro fa battaglia e affronta il nemico, lo sfida e lo mette alla berlina – Londra, Dallas, Corso Italia, Geo-televisioni – senza peli sulla lingua, apprendendo la vita e la “regola” dalla natura «mastra» – La giungla, poesia tanto apprezzata da Bàrberi Squarotti, autore della prefazione.

Ma dolci ti sian le mie parole
sul drappo cielo
arrampicate,
ti sian come lucciole di note,
Regina,
compagnia per le tue stelle.

Soavi poi i versi diventano quando toccano le corde d’amore, si perdono tra gli echi di amori letterari – D’annunzio, e San Francesco attraverso D’annunzio, e poi Leopardi e Gozzano e Luzi, ma non solo. Voglio citare l’incipit di uno dei componimenti della raccolta: «Questa cosa inaudita che sono i tuoi occhi/– a levarmi il fiato, a darmi la forza di starmene ancora in piedi». Siamo di fronte a uno scrittore che sa come maneggiare gli strumenti del poeta, senza dubbio, come solo pochi, pochissimi autori di oggi sanno fare.

Dice bene Bàrberi Squarotti nella prefazione, a proposito della finzione ironica del sentimento in alcuni componimenti: «è questo il modo più efficace per fuggire sia il patetico sia la moda minimale che ci sommerge fastidiosissimamente». Gli fa eco una poesia della raccolta: «andate cari amici altripoeti / verso un’ecologia del verso, / altrimenti andate a fare il cuculo / per carnevale / a greggi di mille». Leggete Teoria del Pirata, e perdonategli, se potete, la sfacciataggine del dire. Anche voi, altripoeti.

da http://poesia.blog.rainews.it/2014/04/30/riccardo-raimondo-teoria-del-pirata/

 

Riccardo Raimondo “Teoria del Pirata”

raimondo_mlRiccardo Raimondo Teoria del Pirata, Samuele Editore, 2013, 11 euro

Nota di lettura di Erminio Alberti

Dopo Il potere dei giocattoli e Lo sfasciacarrozze, Riccardo Raimondo pubblica la sua terza raccolta, Teoria del pirata: una raffinata musica continua, un vorticare di giostra pregno dei colori di quella vita vera, la vita vissuta nelle strade, osservata con l’occhio attento dello scrittore e il vibrare d’animo del poeta. Una musica compiaciuta, furba, che sottintende sempre un sorriso sotto i baffi, una ironia alla catanese, o di certa letteratura del secondo Novecento propria della nera città. Non è più la poesia che si arroga, come nel Potere dei giocattoli, il potere di «valicare», di «varcare» la soglia del reale – detto questo, non si esclude che lo faccia: semplicemente non lo enuncia. Sono i versi di chi sembra aver sostenuto una battaglia, e si ritrova come «un’aquila con l’ala spezzata». Quest’aquila, con la sua poesia, si perde nei meandri e nei volti della città, negli odori dei quartieri popolari che poi diventano ricordo quasi ancestrale, fantasma del femminino (vedi Zamemi), per poi paventare la totale scomparsa di ricordi e identità in Dallas.

Tutti questi suoni, questi colori e queste anime incontrate nel suo vagare – è una poesia che si nutre molto dei luoghi – si catapultano all’interno dello scrittore per poi uscire vivificati attraverso le parole, parole che sono ritmo e assonanze, rincorrersi in una danza dionisiaca – vedi Via Plebiscito –, di puro istinto delle cose. E se, da un lato, questa poesia si riempie di luce – Spiriti invisibili, Pausa Caffè, Teoria del Pirata –, dall’altro fa battaglia e affronta il nemico, lo sfida e lo mette alla berlina – Londra, Dallas, Corso Italia, Geo-televisioni – senza peli sulla lingua, apprendendo la vita e la “regola” dalla natura «mastra» – La giungla, poesia tanto apprezzata da Bàrberi Squarotti, autore della prefazione.

Ma dolci ti sian le mie parole
sul drappo cielo
arrampicate,
ti sian come lucciole di note,
Regina,
compagnia per le tue stelle.

Soavi poi i versi diventano quando toccano le corde d’amore, si perdono tra gli echi di amori letterari – D’annunzio, e San Francesco attraverso D’annunzio, e poi Leopardi e Gozzano e Luzi, ma non solo. Voglio citare l’incipit di uno dei componimenti della raccolta: «Questa cosa inaudita che sono i tuoi occhi/– a levarmi il fiato, a darmi la forza di starmene ancora in piedi». Siamo di fronte a uno scrittore che sa come maneggiare gli strumenti del poeta, senza dubbio, come solo pochi, pochissimi autori di oggi sanno fare.

Dice bene Bàrberi Squarotti nella prefazione, a proposito della finzione ironica del sentimento in alcuni componimenti: «è questo il modo più efficace per fuggire sia il patetico sia la moda minimale che ci sommerge fastidiosissimamente». Gli fa eco una poesia della raccolta: «andate cari amici altripoeti / verso un’ecologia del verso, / altrimenti andate a fare il cuculo / per carnevale / a greggi di mille». Leggete Teoria del Pirata, e perdonategli, se potete, la sfacciataggine del dire. Anche voi, altripoeti.

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Riccardo Raimondo “Teoria del Pirata”

raimondo_mlRiccardo Raimondo Teoria del Pirata, Samuele Editore, 2013, 11 euro

Nota di lettura di Erminio Alberti

Dopo Il potere dei giocattoli e Lo sfasciacarrozze, Riccardo Raimondo pubblica la sua terza raccolta, Teoria del pirata: una raffinata musica continua, un vorticare di giostra pregno dei colori di quella vita vera, la vita vissuta nelle strade, osservata con l’occhio attento dello scrittore e il vibrare d’animo del poeta. Una musica compiaciuta, furba, che sottintende sempre un sorriso sotto i baffi, una ironia alla catanese, o di certa letteratura del secondo Novecento propria della nera città. Non è più la poesia che si arroga, come nel Potere dei giocattoli, il potere di «valicare», di «varcare» la soglia del reale – detto questo, non si esclude che lo faccia: semplicemente non lo enuncia. Sono i versi di chi sembra aver sostenuto una battaglia, e si ritrova come «un’aquila con l’ala spezzata». Quest’aquila, con la sua poesia, si perde nei meandri e nei volti della città, negli odori dei quartieri popolari che poi diventano ricordo quasi ancestrale, fantasma del femminino (vedi Zamemi), per poi paventare la totale scomparsa di ricordi e identità in Dallas.

Tutti questi suoni, questi colori e queste anime incontrate nel suo vagare – è una poesia che si nutre molto dei luoghi – si catapultano all’interno dello scrittore per poi uscire vivificati attraverso le parole, parole che sono ritmo e assonanze, rincorrersi in una danza dionisiaca – vedi Via Plebiscito –, di puro istinto delle cose. E se, da un lato, questa poesia si riempie di luce – Spiriti invisibili, Pausa Caffè, Teoria del Pirata –, dall’altro fa battaglia e affronta il nemico, lo sfida e lo mette alla berlina – Londra, Dallas, Corso Italia, Geo-televisioni – senza peli sulla lingua, apprendendo la vita e la “regola” dalla natura «mastra» – La giungla, poesia tanto apprezzata da Bàrberi Squarotti, autore della prefazione.

Ma dolci ti sian le mie parole
sul drappo cielo
arrampicate,
ti sian come lucciole di note,
Regina,
compagnia per le tue stelle.

Soavi poi i versi diventano quando toccano le corde d’amore, si perdono tra gli echi di amori letterari – D’annunzio, e San Francesco attraverso D’annunzio, e poi Leopardi e Gozzano e Luzi, ma non solo. Voglio citare l’incipit di uno dei componimenti della raccolta: «Questa cosa inaudita che sono i tuoi occhi/– a levarmi il fiato, a darmi la forza di starmene ancora in piedi». Siamo di fronte a uno scrittore che sa come maneggiare gli strumenti del poeta, senza dubbio, come solo pochi, pochissimi autori di oggi sanno fare.

Dice bene Bàrberi Squarotti nella prefazione, a proposito della finzione ironica del sentimento in alcuni componimenti: «è questo il modo più efficace per fuggire sia il patetico sia la moda minimale che ci sommerge fastidiosissimamente». Gli fa eco una poesia della raccolta: «andate cari amici altripoeti / verso un’ecologia del verso, / altrimenti andate a fare il cuculo / per carnevale / a greggi di mille». Leggete Teoria del Pirata, e perdonategli, se potete, la sfacciataggine del dire. Anche voi, altripoeti.

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Samuele Editor

Samuele Editore nasce nel 2008 a Pordenone, nel nord est Italia. La stessa città di Pordenonelegge, una della più importanti manifestazioni letterarie nazionali. E città vicino a Casarsa, la terra di Pier Paolo Pasolini. Samuele Editore nasce riprendendo il marchio storico della Tipografia di Alvisopoli fondata nel 1810 da Nicolò Bettoni. La vecchia Tipografia nella sua storia pubblicò molte opere importanti come Le Api panacridi di Alvisopoli (1811, scritta per il figlio di Napoleone Bonaparte) di Vincenzo Monti. Poeta, scrittore, drammaturgo, traduttore tra i massimi esponenti del Neo Classicismo italiano. La Tipografia, che aveva per logo un’ape cerchiata da un tondo con il motto Utile Dulci, lavorò fino al 1852, anno della sua chiusura. Samuele Editore prende l’eredità di quel grandissimo momento storico prendendo gli stessi ideali e gli stessi obiettivi di Nicolò Bettoni. Intenzione bene esemplificata dal motto Utile dulci che Samuele Editore riprende a manifesto del suo lavoro. Si tratta infatti di un passo oraziano tratto dall’Ars poetica (13 a.c.): “Omne tulit punctum, qui miscuit utile dulci, Lectorem delectando pariterque monendo” – “ha avuto ogni voto colui che ha saputo unire l’utile al dolce, dilettando e nello stesso tempo ammonendo il lettore”. Lo stesso passo viene ripreso nel XVIII secolo dall’Illuminismo italiano col significato di “il lavoro e l’arte sono fondamento di una vita serena”. Ripreso nello stesso significato anche dalla tipografia di Nicolò Bettoni, è adesso concetto fondante e continuamente ispiratore della ricerca poetica e delle pubblicazioni di Samuele Editore. Già dopo pochi anni di attività Samuele Editore si è imposto all’attenzione della cultura nazionale lavorando con i maggiori esponenti della poesia, del giornalismo, della televisione italiana. Con un lavoro di promozione continuo sia con manifestazioni proposte dalla Casa Editrice (a Pordenone, Trieste, Venezia, Milano, Torino, Roma, Napoli, eccetera) sia con poartecipazione a Festival importanti (Pordenonelegge, Fiera del Libro di Torino, Ritratti di Poesia di Roma) sia con newsletter e pubblicità settimanali in internet, Samuele Editore è considerato uno dei migliori editori del settore Poesia in Italia e vanta una presenza nei maggiori giornali nazionali quali Il corriere della sera, L’espresso, e continue recensioni nella famosissima rivista Poesia (la maggiore rivista italiana del settore). Col desiderio di aumentare la conoscenza della Poesia italiana e del mondo, a maggio 2013 Samuele Editore apre un ufficio internazionale dedicato a quegli autori che intendono far leggere le proprie opere al pubblico e ai poeti italiani, da sempre unici e importantissimi nella poesia mondiale. Con l’esperienza di un ottimo libro di poesie inglesi tradotte in italiano (Patrick Williamson) e del maggior poeta vietnamita vivente (Nguyen Chi Trung) Samuele Editore si propone di tradurre e proporre in doppia lingua le opere più meritevoli di autori non italiani, continuando la ricerca delle grandi opere poetiche di autori famosi e non famosi, capaci però di scrivere grandi libri. In questo si inscrive la partecipazione, nel 2014, al New York Poetry Festival. Con la grandissima convinzione che la Poesia può diventare ponte internazionale tra le persone, per farle parlare, per farle capire, creando cultura.

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