Presence-Presenza – Patrick Williamson



 
 
Presence-Presenza
Patrick Williamson
traduzione di Guido Cupani e Francesca Del Moro
Pagine 109
Prezzo 13 €
ISBN 978-88-94944-79-2
 
 


 
 
Versione online Sbac!
Prezzo 4 euro


 
 

La poesia di Patrick Williamson è come attraversata da una trama sottilissima di echi e riverberi. È una poesia costruita di dettagli, di una successione di elementi minimi raccolti insieme da una forza articolatoria sapiente. La sua scrittura si avvicina a tal punto al reale che pesa tutto in microgrammi. Eppure si tiene ben lontana sia da una sfacciata retorica della realtà sia dalla riva opposta: non le appartiene per nulla l’atmosfera eufuistica e calligrafica di chi magari si accontenterebbe di un sottile accordo fra significanti e significati. Williamson cerca altrove: la sua scrittura abita il bordo delle esperienze più feriali e si lascia lambire dal linguaggio con radicalità, soltanto nel barlume delle cose che appaiono e sanno tramontare.

‘Nella più piccola frazione del possibile’: così recita un suo verso che sembra dichiarare un’articolazione della scrittura che travalica la singola poesia per diventare una sorta di manifesto di poetica. È come se la poesia per Williamson portasse con sé la traccia nascosta di una formula che ogni testo tenta di innescare nella mente del lettore: una formula che permetta di raggiungere un’attenzione estrema, una concentrazione così minuziosa nei confronti di ciò che affiora nell’apparire dei sensi, che anche la più ‘piccola frazione del possibile’ acquista la dimensione infinita e gigantesca dei grandi eventi monumentali della vita.

La sua poesia sembra allora scritta su di una carta millimetrata in cui gli eventi minimi si dispongono architettonicamente nella luce precisa dei distici, vera e propria misura lenticolare che permette l’ingrandimento dello sguardo: Williamson si avvicina, di coppia in coppia di versi, alla pelle porosa del reale. E qui, in questa così ravvicinata prossimità, lo spalancarsi di una porta ‘alla / campagna intricata di luce’ è un fatto che non ha minore dignità della nascita o della morte di un essere umano.

dalla prefazione di
Tommaso Di Dio

 
 
 
 
Blind man’s fog
 
We shoreline to the edge, and
when there is no edge anymore
 
it becomes very scary, the snow
that divides melancholy from a life
 
in the smallest fraction of the possible,
muffles all the sounds, disorients
 
with unfulfilled light, as we hesitate
on indefinite kerbs of the conscience,
 
feeling the presence of minute conflicts
provides some comfort in nothing,
 
all journeys are a bit more terrifying
feet stilled with indescribable sleep
 
that softly placed its fabric over bodies,
tried to make them breathe their last.
 
 
 
 
La nebbia del cieco
 
Costeggiamo il bordo, e
quando non c’è più bordo
 
c’è da aver paura, la neve
che divide malinconia da una vita
 
nella più piccola frazione del possibile,
smorza ogni suono, disorienta
 
di luce inappagata, mentre esitiamo
su cordoli indistinti di coscienza,
 
avvertire minuti conflitti presenti
dà un qualche conforto nel nulla,
 
ogni viaggio è un po’ più angosciante
piedi acquietati da un sonno indescrivibile
 
che lieve ha posto il suo tessuto sopra i corpi,
cercato di spingerli all’ultimo respiro.
 
 
 
 
 
 
Island
 
Earth without grass or crop
no other margin but water
 
annotated with foam
flowers ring you and light
 
the currents
create us and break us
 
stay motionless
we are between rock and water
 
the world is down below
the world passes us by
 
parrot, butterfly, unicorn
clownfish, surgeon, damsel
 
the sum of it all
that no man is.
 
 
 
 
Isola
 
Terra senza erba né raccolto
nessun altro margine se non l’acqua
 
annotata dalla schiuma
i fiori ti suonano e la luce
 
le correnti
ci creano e ci rompono
 
rimanere immobili
siamo tra roccia e l’acqua
 
il mondo è in basso
il mondo ci passa accanto
 
pappagallo, farfalla, unicorno
pesce pagliaccio, chirurgo, castagnola
 
la somma di tutto
che nessun uomo è.
 
 
 
 
 
 
Nevertheless
 
There is a sea, nocturnal, swollen with breakers
and lightning crashing in the dark.
But a wind is blowing, a winter wind,
as I run and the sea rumbles.
 
This sea has never left me, it always
rises and roars, and envelops beaches
deserted in their paleness, and oblivion
erases all traces of running.
 
I see the colossal wall, distant even,
but even more wintry. My thoughts are lost,
on this wall. Then, my words.
This endless stream of platitudes.
 
 
 
 
Nondimeno
 
C’è un mare, notturno, gonfio di frangenti
e lampi che si schiantano nel buio.
Ma un vento soffia, un vento d’inverno,
mentre corro e il mare romba.
 
Questo mare non mi ha mai lasciato, sempre
sale e sbrana, e avvolge spiagge
deserte nel pallore, e l’oblio
cancella ogni traccia della corsa.
 
Vedo il muro colossale, distante pure,
ma ancora più glaciale. Ho perso i miei pensieri,
su questo muro. E poi, le parole.
Flusso infinito di banalità.