Laboratori Poesia – Antologia


 
 
ESAURITO
 
 

Laboratori Poesia – Antologia
testi di Pietro Bizzini, Mina Campaner, Cristian Fior, Brigidina Gentile, Fausto Maiorana, Alessandra Pecman Bertok, Matteo Piergigli, Roberto Rocchi, Giorgia Vecchies

Samuele Editore 2017, collana Scilla
prefazione di Alessandro Canzian

pag. 92
Isbn. 978-88-96526-96-5

12 €
 
 

Dalla prefazione:

Non è facile per degli autori mettersi in discussione e riprendere in mano i loro scritti a fronte di una semplice quanto fondamentale domanda: cosa ho scritto? Nei corsi di Laboratori Poesia, condotti dalla Samuele Editore, agli autori viene chiesto di confrontarsi con se stessi e gli altri proprio per capire il divario che c’è tra la cosiddetta poesia reale e poesia virtuale. Cioè tra quanto un autore ha effettivamente detto e quanto invece voleva dire.

Perché tra i vari livelli di difficoltà se ne possono definire alcuni che sono le fondamenta del testo poetico:

1) cosa ho da dire? quanto ho da dire vale la pena d’essere letto?
2) i miei versi sono efficaci? Cosa capisce il lettore di quanto ho scritto?

A fronte di queste considerazioni è stato chiesto agli autori di leggere i testi dei compagni di corso e di dire cosa capivano del testo stesso, spesso arrivando a una distanza dal significato autoriale non indifferente. Così come abbiamo valutato l’efficacia dei versi attraverso una loro rielaborazione che tenesse conto delle figure retoriche di suono più basilari, al fine di prendere atto dello strumento parola e delle sue potenzialità.

Un’operazione che quindi non va a sovrapporsi alla creatività e allo stile individuale ma cerca di direzionarla verso una limatura migliorativa che è fondamentalmente conoscenza dello strumento e di se stessi. E attraverso il confronto con il gruppo anche conoscenza di altre esperienze e modalità di approccio alla poesia.

Ogni ritiro, quanto ogni corso, è un’esperienza umanamente molto intensa e non facile dalla quale però emergono occasioni di riflessione che influiscono sulla tematica quanto sulla forma delle parole. Con l’auspicio di una continuazione dei criteri e delle modalità di lavoro anche dopo il momento specifico del corso.

In questo libriccino abbiamo raccolto i testi dei partecipanti al Ritiro Poetico a Ovaro e al Corso intensivo a Maniago svolti nell’estate 2017. Un esempio dell’impegno dei partecipanti e del lavoro che è possibile fare su un testo. Perché la poesia, come la lingua, è un organismo vivo ed edificabile, maturabile, fino alla sua massima espressione che è l’uomo stesso.

Alessandro Canzian

 
 
 
 
Sabbia
 
Piove dentro il mare
nella risacca dorme un genio
che fa bianchi i fiori selvatici sulla bocca
 
sento sui piedi
il soffice espanso grido
delle nubi fuggiasche
 
sciogliendosi nei tuoi azzurri
rantolando segreti
che non sanno tacere
 
perché le case
non conoscono le vie del mare
ma si sgretolano
 
Pietro Bizzini
 
 
 
 
 
 
Ricordi
 
La nostra casa è piena di oggetti e ricordi
lo spazio non basta a contenere due vite
alcuni nascosti in cassetti o bauli
altri a vista su mobili e pensili, non che gli uni
siano meno importanti degli altri
è solo che sono in ordine di tema e di tempo
sono foto, regali e diplomi
sono momenti di gioia e passioni.
Ogni tanto rimescolo tutto
quando ripesco i ricordi, la pelle,
le mani e il nostro vivere assieme.
 
Mina Campaner
 
 
 
 
 
 
Moka
 
Tu sei l’ultima persona
che la mia caffettiera vuole
servire, ogni volta che ti sta
vicina gorgoglia che pare sia
a tempo di musica, assieme,
ma poi fa caffè solo per me
 
Cristian Fior
 
 
 
 
 
 
la Genovese
 
pensasti ad una donna
quando disse
che ti avrebbe fatto trovare «la genovese».
Che pazzerella la mia mamma
ci sguazzava lei nei doppi sensi
e dunque
lo aveva detto apposta
per prendere un po’ in giro quell’ometto
che pretendeva la sua figlia in sposa
e intanto si presentava
tutte le domeniche a pranzo
senza nemmeno un fiore
un cioccolatino.
Mah chissà…
certo è che la genovese
come la faceva lei nessuna.
Piangevo soltanto a guardarla
tagliare le cipolle
le deliziose finissime rondelle
che sarebbero di lì a poco appassite
nel soffritto di carota e sedano
che aspettava sfrigolando
nell’olio extra vergine d’oliva.
E poi giù la carne
insieme all’alloro e il rosmarino
a rosolare prima nel soffritto
e a cuocere lentamente poi nel brodo
che brontolava dalla pentola accanto
pronto ad unirsi a lei.
Asciugate le lacrime
che il taglio della cipolla
mi causano ancora
anche a distanza
mi inebriavo dei vapori odorosi
che si spargevano in cucina
una vera e propria sinfonia.
Cinque ore in tutto
se non di più
ci vogliono per la genovese.
«Eh sì! Certe donne
vanno fatte cuocere nel loro brodo»
diceva Mamma
e mi guardava
e sorrideva
lo sapeva che il messaggio
sarebbe arrivato anche nella pancia
una volta mangiati gli ziti
che avevo rotto io uno ad uno
così come ruppi
il fidanzamento di lì a poco
perché la pasta scotta
non m’è mai piaciuta
 
Brigidina Gentile
 
 
 
 
 
 
Finestre chiuse
 
Da giorni apro le mie finestre
e guardo la vicina del condominio di fronte,
la vedo seduta a un tavolo, china
su grandi libri, simili ai suoi seni,
lei studia e io studio lei, la osservo
ogni mattina e lei resta in mutandine
e una maglietta troppo stretta , saranno
10 metri tra noi due, addirittura
mi fa sentire il suo profumo di appena alzata
che sa di pino e resina, si alza
sculettando mi provoca, fa segno di andare
dai suoi capelli neri, dal suo profumo
di pino sul collo, e poi
in fondo ha le finestre chiuse
 
Fausto Maiorana
 
 
 
 
 
 
Rapporto difficile
  
112 bianca
auto di gran voga nell’80
con gran sollievo parte
sulla pagina strappata
la bimba d’allora guarda
il segno di una lacrima
vivere ancora
 
Alessandra Pecman Bertok
 
 
 
 
 
 
Fernando
  
Fernando si radeva il viso
come arava i campi.
Una voce rauca e una lacrima
e tornava al tempo della guerra.
Occhi trasparenti
e anima da contadino.
 
Matteo Piergigli
 
 
 
 
 
 
Questa terra è un paese sputato
su una collina. è fatto di anziani
accorciati dall’età e silenziosi
seduti sulle soglie, appoggiati ai bastoni.
Non hanno lasciato le loro piccole
case, tra muri irregolari e finestrelle
con fiori curati dalle piccole mani.
Il piacere è essere una terra,
pensare di farne parte, arrampicarsi
lungo gli scalini antichi e i sapori
dei gesti conosciuti, cercati.
Esistere è non dover più rispondere
alla domanda: ma tu, chi sii?*
 
* Nel dialetto di Olevano Romano (RM) “Ma tu, chi sei?”
 
Roberto Rocchi
 
 
 
 
 
 
Trasloco
  
Ad ogni trasloco ho perso
amici scarpe e una palla rossa
ritagli di giornate che potevano servire
nuove strade a pareggio che
una mappa non serve a traslocare
le parole. Non c’è spazio nelle vene. 
 
Giorgia Vecchies
 
 
 
 
ESAURITO