Ten tal cour li’ stradis blancjis – Gruppo Majakovskij


 
 

Ten tal cour li’ stradis blancjis
Gruppo Majakovskij

Samuele Editore 2023, collana Scilla
prefazione di Anna Maria Curci

pag. 116
Isbn. 978-88-96526-81-5
13 €

 
 


 
 
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Prezzo 4 euro


 
 

Ten tal cour li’ stradis blancjis, «tieni nel cuore le strade bianche», è il verso di Silvio Ornella che dà il titolo alla raccolta dedicata dal Gruppo Majakovskij ai diritti delle bambine e dei bambini. La poesia dalla quale è tratto il verso porta il nome Viaticu, “Viatico”, e tutta la raccolta è attraversata dall’idea della strada percorsa e da percorrere, delle corse, dei giochi, dei sogni, così come delle fughe e dei ritorni, dei “canti lungo la fuga” e delle provviste per il viaggio, anche in termini ideali, di nutrimento dello spirito, come voce della poesia lungo il tragitto. I poeti del Gruppo Majakovskij – Francesco Indrigo, Manuele Morassut, Silvio Ornella, Daniela Turchetto e Giacomo Vit – hanno scelto di donare la voce della poesia ai Diritti dell’Infanzia, sanciti nella Convenzione approvata il 20 novembre 1989 dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite e accolti dallo Stato italiano, che il 27 maggio 1991 ha ratificato la Convenzione.

Ciascuna delle otto sezioni della raccolta, che affianca poesie in lingua friulana a poesie in lingua italiana, si apre con la menzione di un articolo della Convenzione, formulato nella versione “in parole semplici”.

Sono scelte di campo significative, sia quella relativa alla forma della citazione, sia quella concernente l’argomento, un tema tanto urgente quanto a rischio di oblio ai nostri giorni, che perdurano oramai da anni e che assistono al prevalere dell’allarme permanente, dell’emergenza continua. La voce della poesia del Gruppo Majakovskij intende riportare l’infanzia e i suoi diritti al cuore dell’attenzione e, allo stesso tempo, si propone di rivolgersi a un pubblico molto ampio, che comprenda bambine e bambini. Così come ricorrono di frequente le immagini della corsa, delle scarpette, dei passi, hanno una rilevante incidenza, infatti, le esortazioni, le forme dell’imperativo rivolte ai più giovani tra gli ideali interlocutori.

Daniela Turchetto evoca e invita la parola dei bambini all’interrogazione animata, scottante e chiara come le stelle che, nel buio, sconfiggono il buio: «Fa de fouc e to paroe / E tegni bon e to domande putee / Fa coma e stee / Che taa nuot / E vince a nuot» («Fa’ di fuoco le tue parole / e tieni care le tue domande bambine / fa come le stelle / che nella notte / vincono la notte»). È significativo che questi versi di Daniela Turchetto siano collocati nella sezione che si apre con l’articolo 30 dei Diritti dell’Infanzia: «Se appartieni a una minoranza hai il diritto di mantenere la tua cultura, professare la tua religione e parlare la tua lingua».

Anna Maria Curci

 
 
 
 
Cjantada dai fruts da la not
 
Ven, ven a cjantâ cun nualtris, Hamidù,
cui to’ lavris colour dal inbrunî:
ancja la luna a vegnarà zù.
 
Ven, ven a cjantâ cun nualtris, Mustafà.
La vuera a ti aia robât ‘na gjamba?
La tô vous ‘na stampela a doventarà.
 
Ven, ven a cjantâ cun nualtris, Sofia,
il semafar plantilu ulì cul so vuli vert,
i flours di plastica butiju via!
 
Ven, ven a cjantâ cun nualtris, Micjêl,
frut sbrissât da un zouc criminâl,
la tô pistola cassila pi in là dal siel!
 
Vigneit, vigneit ducjus cuancjus ucà,
il mont a vi à sfrissulât abastansa:
incuoi ta la gjostra a monta la speransa!
 
Giacomo Vit
 
 

Cantata dei bambini della notte
Vieni, vieni a cantare con noi, Hamidou, / con le tue labbra color del crepuscolo: / anche la luna scenderà. // Vieni, vieni a cantare con noi, Mustafà. / La guerra ti ha rubato una gamba? / La tua voce una stampella diventerà. // Vieni, vieni a cantare con noi, Sofia, / il semaforo piantalo lì col suo occhio verde, / i fiori di plastica buttali via! // Vieni, vieni a cantare con noi, Michele, / bimbo scivolato da un gioco criminale, / la tua pistola gettala oltre il cielo! // Venite, venite tutti quanti qua, / il mondo vi ha sgualciti abbastanza: / oggi sulla giostra sale la speranza!

 
 
 
 

Arruffami gli occhi
se ne sei capace.
Finché reggi in te tutto il cielo
fa che sia brace
l’ugola uguale del canto
il tuo vanto, il mio stelo.
Arruffami anche la bocca
come in te
la perla che tocca.
 

Daniela Turchetto

 
 
 
 
Fou la Cop
 
Fou la Cop bessou
il pissul gras a si russa tal mûr.
 
I scjampi dai so vui.
 
Cussì in tancju
i sin ta la cjera.
 
 
Silvio Ornella
 
 

Fuori il supermercato
Fuori il supermercato da solo / il bambino grasso si strofina sul muro. // Sfuggo il suo sguardo. // Così in tanti / siamo sulla terra.

 
 
 
 
Duar nini, duar che il vint al è fer
ta la not ch’a va, cui suns ch’a s’ingatiein
ta li’ tô seis. I notui a zigo-zago
là di fora no ti dismovaran, e tu duar
nini, duar che li’ speris a no cjacarin
di te. Encjamò lontan al è il clamâ
da li’ stagjons e la stela matutina
a è ben implantada tal siel, che sidin
al sta sul mont. Duar nini, duar
cui vui piardûts tal mâr, cui vui
salvâts dal mâr, dulà ch’il timp
al noda sot aga e al buta fora
il nâs doma ’na volta ogni tant.
Respira a plan, ch’a no je primura,
che la vita à di cressi a plan in banda
al polsâ da li’ tô mans, in chel che
encja la mê anima a duar.
 
Francesco Indrigo
 
 

Dormi bimbo, dormi che il vento è fermo / sulla notte che va, coi sogni che s’impigliano / alle tue ciglia. L’andirivieni delle nottole / là fuori non ti sveglierà, e tu dormi / bimbo, dormi che le lancette non parlano / di te. Ancora lontano è il chiamare / delle stagioni e la stella mattutina / è ben piantata nel cielo, che silenzioso / sta sul mondo. Dormi bimbo, dormi / con gli occhi persi nel mare, con gli occhi / salvati dal mare, dove il tempo / nuota sott’acqua e fa uscire / il naso solo una volta ogni tanto. / Respira piano, che non c’è fretta, / che la vita deve crescere lenta accanto / al sostare delle tue mani, mentre / anche la mia anima dorme.

 
 
 
 
In medias res
 
Con fredda indifferenza,
esibisci il titolo di viaggio
al bancone del check-in.
Il tuo complemento oggetto
(chi? che cosa?),
a dodici ore, no-stop,
è sicuramente pronto.
Ciò che spaventa
non è il lungo volo
o i dirottatori in agguato:
è la fredda indifferenza.
 
Manuele Morassut