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Tremùr su Sololibri

 

 

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Alberto Zacchi, poeta, regista, uomo di teatro, fine dicitore alla maniera dei trovatori (recita negli incontri letterari, sia in biblioteche che in chiesa), ha scelto il dialetto di Flero (Brescia) come forma espressiva. Con la raccolta Tremùr (Samuele editore, 2021, prefazione di Franca Grisoni, pp. 196) è vincitore del “Premio Bologna in Lettere 2021”.

Zacchi contraddice il pregiudizio di Croce secondo il quale la poesia popolare e/o dialettale non avrebbe dignità di poesia, in quanto non esprimerebbe i moti superiori dell’anima. Con tale visione Croce dimostra di non essere poeta, mostra l’aridità a cui può giungere un filosofo se stacca il pensare dal sentire. Zacchi sa cosa sia il sentire nella maniera più totale e possiede la capacità di rappresentarlo in un modo così intenso da identificarsi nel dolore, e in certo senso nella condanna se ci si ferma soltanto in superficie, inflitta da una malattia che a poco a poco distrugge il corpo, facendolo tramare e poi fermandolo, fino a raggiungere la tragica consapevolezza e l’accettazione dell’ineluttabile:

“DISTÜRBÀ”
L’è chel distürbà / che sè volares mai dà / che dà fastide / quasi pö del tremà.”
(DISTURBARE
È quel disturbare / che non si vorrebbe mai dare / che dà fastidio / quasi più del tremare.)

Vi è nobiltà in tale percorso; il poeta lo compie insieme al malato, trasformandosi nel Cireneo della Quinta Stazione delle “Via Crucis”; intento non facile, compito che ciascuno dovrebbe imparare ad assolvere almeno in una certa misura. Non facile perché si potrebbe cadere nel pietismo, molto diverso dalla compassione (etimologicamente: patire con), ed è quanto Zacchi evita, restituendoci la verità con una poetica alta e partecipativa, di grande spessore etico e meditativo. Il pensiero va, per analogia, a Leopardi, a quelle sue tragiche parole ultime:

“Sono un tronco che sente e pena”.

Il male è il Parkinson, rivisitato con versi brevi, efficaci, icastici, spesso crudi, spesso di una dolcezza che soltanto il dolore irrimediabile conosce, di una sincerità disarmante; male condito anche di vergogna nel sentirsi inermi e in mani altrui, impossibilitati a compiere le funzioni vitali e i gesti consueti, ma versi anche pregni di una dignità che dovremmo tutti ritrovare:

“DIGNITÀ
Me ‘arde ‘nturen / e pòs dim fürtünat, / el mal el m’ha quasi copat, / ma ‘l m’ha mia caat el co, / el m’ha mia robat / la dignità.”
(DIGNITÀ
mi guardo attorno / e posso dirmi fortunato, / il male mi ha quasi ucciso, / ma non mi ha tolto la ragione, / non mi ha rubato / la dignità.)

 

Graziella Atzori

 

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Samuele Editor

Samuele Editore nasce nel 2008 a Pordenone, nel nord est Italia. La stessa città di Pordenonelegge, una della più importanti manifestazioni letterarie nazionali. E città vicino a Casarsa, la terra di Pier Paolo Pasolini. Samuele Editore nasce riprendendo il marchio storico della Tipografia di Alvisopoli fondata nel 1810 da Nicolò Bettoni. La vecchia Tipografia nella sua storia pubblicò molte opere importanti come Le Api panacridi di Alvisopoli (1811, scritta per il figlio di Napoleone Bonaparte) di Vincenzo Monti. Poeta, scrittore, drammaturgo, traduttore tra i massimi esponenti del Neo Classicismo italiano. La Tipografia, che aveva per logo un’ape cerchiata da un tondo con il motto Utile Dulci, lavorò fino al 1852, anno della sua chiusura. Samuele Editore prende l’eredità di quel grandissimo momento storico prendendo gli stessi ideali e gli stessi obiettivi di Nicolò Bettoni. Intenzione bene esemplificata dal motto Utile dulci che Samuele Editore riprende a manifesto del suo lavoro. Si tratta infatti di un passo oraziano tratto dall’Ars poetica (13 a.c.): “Omne tulit punctum, qui miscuit utile dulci, Lectorem delectando pariterque monendo” – “ha avuto ogni voto colui che ha saputo unire l’utile al dolce, dilettando e nello stesso tempo ammonendo il lettore”. Lo stesso passo viene ripreso nel XVIII secolo dall’Illuminismo italiano col significato di “il lavoro e l’arte sono fondamento di una vita serena”. Ripreso nello stesso significato anche dalla tipografia di Nicolò Bettoni, è adesso concetto fondante e continuamente ispiratore della ricerca poetica e delle pubblicazioni di Samuele Editore. Già dopo pochi anni di attività Samuele Editore si è imposto all’attenzione della cultura nazionale lavorando con i maggiori esponenti della poesia, del giornalismo, della televisione italiana. Con un lavoro di promozione continuo sia con manifestazioni proposte dalla Casa Editrice (a Pordenone, Trieste, Venezia, Milano, Torino, Roma, Napoli, eccetera) sia con poartecipazione a Festival importanti (Pordenonelegge, Fiera del Libro di Torino, Ritratti di Poesia di Roma) sia con newsletter e pubblicità settimanali in internet, Samuele Editore è considerato uno dei migliori editori del settore Poesia in Italia e vanta una presenza nei maggiori giornali nazionali quali Il corriere della sera, L’espresso, e continue recensioni nella famosissima rivista Poesia (la maggiore rivista italiana del settore). Col desiderio di aumentare la conoscenza della Poesia italiana e del mondo, a maggio 2013 Samuele Editore apre un ufficio internazionale dedicato a quegli autori che intendono far leggere le proprie opere al pubblico e ai poeti italiani, da sempre unici e importantissimi nella poesia mondiale. Con l’esperienza di un ottimo libro di poesie inglesi tradotte in italiano (Patrick Williamson) e del maggior poeta vietnamita vivente (Nguyen Chi Trung) Samuele Editore si propone di tradurre e proporre in doppia lingua le opere più meritevoli di autori non italiani, continuando la ricerca delle grandi opere poetiche di autori famosi e non famosi, capaci però di scrivere grandi libri. In questo si inscrive la partecipazione, nel 2014, al New York Poetry Festival. Con la grandissima convinzione che la Poesia può diventare ponte internazionale tra le persone, per farle parlare, per farle capire, creando cultura.