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Sebastiano Aglieco su “Teoria del pirata”

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Riccardo Raimondo: non giudicarle queste mie parole

Riccardo Raimondo, TEORIA DEL PIRATA

da http://miolive.wordpress.com/2014/02/04/riccardo-raimondo-non-giudicarle-queste-mie-parole/

 

 

La scrittura di Raimondo è abitata dal flusso magmatico dell’età di mezzo – la più splendente delle stagioni, e che a mio avviso imbastisce un genere di scrittura a sè -.
Ma è anche la stagione più furiosa e più dolorosa, incapace di contenere del tutto una specie di dinamismo panico che ogni cosa ingoia ed espelle, come se il senso risiedesse nei giochi di un teatrino condannato a ripetersi in altri corpi e in altre scritture indocili ignari della ripetizione.
Così il “pirata” del titolo allude chiaramente al viaggio, alle scottature del sole d’agosto e alle bufere della cattiva stagione che lasciano cicatrici su tutto il corpo. Raimondo è cosciente dei perigli del farsi “negro”, del buttare tutto all’aria, del ricevere ingiurie per questo, ma non vede altre scorciatoie. Lancia strali velenosissimi contro la provincia, i riti della piccola borghesia, dei giovani e giovanissimi inebriati di moda, di riti televisivi e di rete; ma soprattutto contro il mostro più crudele e più splendente di ferite: l’amore (Monstres affreux, monstres redoutables, Ah ! l’amour est encore plus terrible que vous, Rameau, Dardanus).
Sa benissimo che questo sarcasmo, pur pietoso, non gli gioverà. Del resto, alcuni luoghi italiani che egli cita – via Plebiscito, corso Italia, villa Bellini – riportano esattamente i riti che passano quotidianamente sotto i nostri occhi, teatrini di ipocrisia a cui non ci siamo mai veramente abituati; ma anche di splendente superficialità, di rose che splendono e si sfaldano perché così Natura comanda. E che cosa, in fondo, è veramente cambiato, se questi riti già li descriveva Vitaliano Brancati nella sua Catania? Del resto non si salva nemmeno Parigi, la città, per antonomasia, deputata alla folgorazione, “Parigi è un imbroglio”, dice Raimondo, con un’ eco della Rondine di Puccini, – e forse gli potrebbe piacere lo struggente finale dell’opera
Questo giovane poeta, dunque, rischia, sia per afflato vitale diretto e scontroso, sia per la ricerca di un modello di lingua che non vuole maestri. Sono elementi problematici che estenderei ad altre indagini di scritture “giovani”, reazioni a fenomeni correnti di poeti il cui obiettivo dichiarato è quello di un’antiscrittura da collocare fuori dalle etiche di un umanesimo occidentale.
Il viaggio di Raimondo, la ricerca di altri lidi, è da intendersi, in effetti, come ricerca di vita che includa anche la scrittura, ma non solo. Si tratta della ricerca dolorosa di un modo di essere, che a volte perviene agli esiti, i migliori, a mio avviso, di un sincero crepuscolarismo, specchio della vita giovane che abita gli scossoni dell’animo e aspetta che si quietino le acque di ogni “illusorio” idealismo.

 

Sebastiano Aglieco

 

QUI 

 

***

 

LO SCRITTOIO

 

Senza angoscia non c’è vero poeta,
me lo disse un falco,
Me lo disse all’orecchio
come un oracolo.
Ora quel messaggio plana in me,
squarcia lo spazio dentro,
il postribolo di vizi, il manipolo fetido
di tutti i miei complessi
– è un becco di luce, taglia
il tenebro in fogli:

 

è la carta.

 

E senza amore non c’è vero poeta,
me lo disse una piccola saggia tartaruga,
me lo disse all’orecchio
come un segreto eterno.
Ora quel guscio si fa messaggio di pace,
mappa verso casa. Imparo, me malgrado:
sono sempre a casa
– fuori corazza carapace,
dentro lava di fenice

 

ed è il calamaio.

 

Ma senza fantasia che sarebbe un poeta?
Me lo disse un albatro indolente compagno,
me lo disse urlando
come un pazzo.
Ora anch’io ripeto l’urlo,
il messaggio di mille sentinelle,
l’eco ripetuta da mille testimoni,
ripeto il tuono, l’amore, l’angoscia
– ho strappato una piuma dalle ali
d’un angelo caduto

 

ed è la penna.

 

***

 

Crescendo il bambino impara
a gran fatica e suo malgrado
impara il folle volo
e lo schianto

 

e per fortuna

 

la caccia alla lucertola
e la paura del buio

 

da http://miolive.wordpress.com/2014/02/04/riccardo-raimondo-non-giudicarle-queste-mie-parole/

 

 

 

Samuele Editore

Samuele Editore nasce nel 2008 a Pordenone, nel nord est Italia. La stessa città di Pordenonelegge, una della più importanti manifestazioni letterarie nazionali. E città vicino a Casarsa, la terra di Pier Paolo Pasolini. Samuele Editore nasce riprendendo il marchio storico della Tipografia di Alvisopoli fondata nel 1810 da Nicolò Bettoni. La vecchia Tipografia nella sua storia pubblicò molte opere importanti come Le Api panacridi di Alvisopoli (1811, scritta per il figlio di Napoleone Bonaparte) di Vincenzo Monti. Poeta, scrittore, drammaturgo, traduttore tra i massimi esponenti del Neo Classicismo italiano. La Tipografia, che aveva per logo un’ape cerchiata da un tondo con il motto Utile Dulci, lavorò fino al 1852, anno della sua chiusura. Samuele Editore prende l’eredità di quel grandissimo momento storico prendendo gli stessi ideali e gli stessi obiettivi di Nicolò Bettoni. Intenzione bene esemplificata dal motto Utile dulci che Samuele Editore riprende a manifesto del suo lavoro. Si tratta infatti di un passo oraziano tratto dall’Ars poetica (13 a.c.): “Omne tulit punctum, qui miscuit utile dulci, Lectorem delectando pariterque monendo” – “ha avuto ogni voto colui che ha saputo unire l’utile al dolce, dilettando e nello stesso tempo ammonendo il lettore”. Lo stesso passo viene ripreso nel XVIII secolo dall’Illuminismo italiano col significato di “il lavoro e l’arte sono fondamento di una vita serena”. Ripreso nello stesso significato anche dalla tipografia di Nicolò Bettoni, è adesso concetto fondante e continuamente ispiratore della ricerca poetica e delle pubblicazioni di Samuele Editore. Già dopo pochi anni di attività Samuele Editore si è imposto all’attenzione della cultura nazionale lavorando con i maggiori esponenti della poesia, del giornalismo, della televisione italiana. Con un lavoro di promozione continuo sia con manifestazioni proposte dalla Casa Editrice (a Pordenone, Trieste, Venezia, Milano, Torino, Roma, Napoli, eccetera) sia con poartecipazione a Festival importanti (Pordenonelegge, Fiera del Libro di Torino, Ritratti di Poesia di Roma) sia con newsletter e pubblicità settimanali in internet, Samuele Editore è considerato uno dei migliori editori del settore Poesia in Italia e vanta una presenza nei maggiori giornali nazionali quali Il corriere della sera, L’espresso, e continue recensioni nella famosissima rivista Poesia (la maggiore rivista italiana del settore). Col desiderio di aumentare la conoscenza della Poesia italiana e del mondo, a maggio 2013 Samuele Editore apre un ufficio internazionale dedicato a quegli autori che intendono far leggere le proprie opere al pubblico e ai poeti italiani, da sempre unici e importantissimi nella poesia mondiale. Con l’esperienza di un ottimo libro di poesie inglesi tradotte in italiano (Patrick Williamson) e del maggior poeta vietnamita vivente (Nguyen Chi Trung) Samuele Editore si propone di tradurre e proporre in doppia lingua le opere più meritevoli di autori non italiani, continuando la ricerca delle grandi opere poetiche di autori famosi e non famosi, capaci però di scrivere grandi libri. In questo si inscrive la partecipazione, nel 2014, al New York Poetry Festival. Con la grandissima convinzione che la Poesia può diventare ponte internazionale tra le persone, per farle parlare, per farle capire, creando cultura.

Questo articolo ha 2 commenti

  1. Gilberto Fanfani

    Sei in cammino:A tre quarti del percorso.Il più arduo.Ricorda ci’ che dice Pound,maestro di giovani poeti,oltre che creatore dei Cantos :la mediocrità in Poesia non è ammessa. e aggiungeva:Ti devi sforzare a scrivere quei tre o quattro versi che ti daranno l’eternità.E ascolta anche questi versi di Pasternak,pesi da Notte:
    Non dormire ,non dormire,artista,
    al sonno non ti abbandonare.
    Sei ostaggio dell’eternità,
    in prigionia del tempo.

    E da parte mia: fuggi il banale ed il già detto.Sii profondo.
    Eutukìa

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