Rossella Renzi su “Alfabeto dell’invisibile” di Chiara De Luca

chiara32

 

Si apre con un Ritorno, questa nuova raccolta in versi di Chiara De Luca, che va ad arricchire una produzione poetica, e saggistica, vasta e raffinata, riconfermando una personalità di grande impegno e valore nel mondo della letteratura contemporanea.

Si apre con una dedica alla sua città, Ferrara, per poi tessere, pagina dopo pagina, una trama fitta di luoghi e persone, di ricordi e sensazioni che compongono un canto nostalgico e liberatorio. Con quel Ritorno (che dà il titolo alla prima sezione del libro, a cui seguono: Stazioni, Volti, Mare) si decide che è arrivato il momento di ricostruire il nido, portando con sé la paglia, il fango, le foglie degli affanni, “i ramoscelli dei ricordi,// e piume rapprese dall’acqua degli sguardi”. L’immagine è quella di un animale incline al volo, al viaggio, alla libertà, che decide di ritirarsi, con il suo bagaglio di affetti, memorie, presenze da custodire in un luogo sicuro e nella parola: “Ora che ho cercato altrove per vent’anni/ ritorno alla partenza.” In questo verso, e in numerosi altri, è come racchiuso un senso di rinascita: si rinnova la prospettiva, lo sguardo sulle cose che appaiono diverse. Anche la nebbia assume un valore positivo: dona luce e un volto nuovo a ciò che sta intorno, che risulta forse meno chiaro, ma più vero (“Anche la nebbia bianchissima ha una luce”). In questo cambiamento le cose sembrano rovesciate -“Il sole capovolge il castello nel fossato/ (…)/ le carceri ormai si sono aperte al cielo”-, la donna ridiventa bambina, le radici, rami che danzano in cielo, e il cielo arriva sulla terra, come la fine di un incantesimo, o l’inizio.

 
 

continua qui

 
 
 
 
chiara32