Paolo Ruffilli su In canto a te


 
 
da Italian Poetry
 
 

Scrivere d’amore non è facile. Bisogna avere la mente sgombra dai luoghi comuni che il genere abusato ha disseminato nei meandri della nostra memoria inconsapevole e occorre disporre di quel passo sciolto che permette alla scrittura di scombinare il senso comune e i significati correnti. Ed è proprio ciò che consente a Lucianna Argentino di comporre un percorso inedito dell’amore che non cessa di essere angelico mentre diventa cannibalesco, dall’ombra del letto alla luce del cielo: In canto a te (Samuele editore). Un percorso insieme nobile, di ampio orizzonte e di elevata intonazione, e concreto, carnale: il soffio aereo dell’impulso al bene e il peso della cruda realtà vivificante. A partire, citazione in limine al libro, da quel segnale che apre con tenerezza la porta del mistero dell’amore: “il cuore / cella segreta dove sta tutto il bene / che non è qualche bene; / quel così tutto bene / che non è nessuna altro bene” (dal Memoriale della mistica Angela da Foligno). Il libro ci consegna la sofferenza e l’esaltazione di un cammino di ricerca e di approfondimento nel dentro che più dentro non si può, una corsa inarrestabile nel concreto di una lama che incide la carne e allegoricamente dietro a una penna che scava l’interiorità. Al passo trainante e coinvolgente di un’azione drammatica che procede per quadri, come un polittico le cui formelle nel raccontare ogni singolo passo e atto dell’amore compongono intanto, rivelandolo con sorpresa, l’insieme della storia di due amanti perduti e ritrovati. E, in questo canzoniere d’amore, a dominare è l’immaginazione piena di metafore e di simboli, di colori e di armonie, al margine delle tinte scure e del cupo rintocco imposti dall’ombra di cui pure l’amore è fatto. Con uno stile personalissimo e un linguaggio vivido di grande libertà espressiva e metrica.

Paolo Ruffilli

 
 
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