La densità del vuoto su Laboratori Poesia



 
 
da Laboratori Poesia
 
 
 
 
Osservo le crepe
dell’intonaco scrostato
e cerco il senso delle cose rotte
che il tempo ricompone

 

La poesia come resistenza, strumento per riporre sul piano del ricordo il vuoto del cuore e l’assenza di persone, situazioni, luoghi che abbiamo conosciuto, vissuto, abitato nel corso dell’esistenza. Resistenza in primo luogo per non dimenticare certo, ma anche in funzione del mantenimento del retaggio di un tempo contro l’obnubilamento di un presente che tutto fagocita come un’enorme betoniera, per usare un’immagine cara a Guido Oldani, padre del Realismo Terminale.

È un richiamo forte e pervasivo quello che il poeta marchigiano Matteo Piergigli ci offre con le quattro sezioni in cui è suddivisa La densità del vuoto (81 pagine, euro 12), silloge di versi che entra nel sempre più ampio e prestigioso catalogo della Samuele Editore. Sulla tela dell’immaginazione scorrono in rapida sequenza immagini, sprazzi di universi lasciati dietro le spalle, con quella significativa apertura riservata al padre la cui figura finisce per svanire “schiacciata dai ricordi” portandosi via la quotidianità di una vita. È la poesia di consumo a connotare la seconda sezione dove il consumismo sfrenato del nostro tempo è pietra miliare di un verso che ne mette a nudo tutte le sue pervicaci devianze, un “vuoto a perdere” costante mentre le formiche umane si dannano tra un centro commerciale e una stazione di servizio finendo per diventare incapaci persino di sognare. Sono scene di solitudini hopperiane frammiste a ricerche vane di una felicità appena abbozzata che si concretizzano in medaglioni personali di un’epoca, cesura tra l’ieri e un oggi denso di mancanze.

Come annota con acribia il prefatore, queste poesie sono caratterizzate dal ricorso a frequenti ossimori con una persistenza della dicotomia vuoto/pieno e, aggiungiamo noi, da un uso oculato e parsimonioso della punteggiatura che non appesantisce, ma mira a porre in risalto l’intera architrave compositiva. Si impone per una chiara caratterizzazione dei protagonisti la parte “Personae”, con un campionario di varia umanità in grado di fissarsi nella memoria per evidenze lampanti: da Lorenzo che conosce bene il buio e la paura dei clienti a Bojana che porta con sé la storia millenaria della città di Sarajevo, dalla cinese Zhenli, rara e preziosa come il suo nome all’irrequieto tabagista Ciro dai “sorrisi gialli come il sole”.

Caleidoscopi di esistenze narrate nel verso stillante, arguto nell’enucleare sguardi, storie, sensazioni di ciascuno. A chiudere La densità del vuoto 12 brevi poesie dedicate ad Anna, donna volitiva e fragile allo stesso tempo, sofferente e sognatrice in un mondo che la priva della felicità concreta, lei che “non faceva altro che morire” per vendersi a un cliente via l’altro nelle stanze d’albergo.

La densità del vuoto è un cameo prezioso che restituisce il valore di una poesia attenta all’essenziale, scaturigine di un’emozione riscoperta nel tempo mefitico che viviamo. Un percorso dentro i versi che Piergigli ci dona con spontaneità e freschezza di linguaggio, ligio a un dire accarezzato dalla verità da rintracciarsi “sotto lo scuro delle unghie”.

Federico Migliorati

 
 
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