Intervista senza domande ad Annalisa Ciampalini



 
Da Neobar
 
 

La poesia di Annalisa Ciampalini ha il dono della sobrietà e della limpidezza nel dettato, dell’autenticità nell’espressione dei propri pensieri e sentimenti. Apprezzo la grazia e l’onestà, il pudore con cui, partendo dai suoi versi, ha risposto a questa intervista, considerandola alla stregua di una magnifica avventura. Le Distrazioni del Viaggio, uscito nel 2018 per la Samuele Editore, è conferma del suo talento poetico, che ha saputo resistere all’omologazione con cui si tende a livellare verso il basso il talento di chi ne ha, in favore di chi talento non ne ha. Insomma, poesia e basta, e alla vera poesia non si può chiedere altro.

Flavio Almerighi

 
 

1) Hanno lineamenti che seguono il pensiero.
Il verso appare all’interno di una poesia ispirata da sensazioni e immagini che risalgono al periodo universitario. Erano anni di amicizia e di condivisione, ma anche di disciplina severa e studio accurato. I lineamenti di cui parlo appartenevano a compagne di studio dell’epoca, ma adesso hanno smesso di essere parti di volti riconoscibili. Nel ricordo appaiono lampi di occhi, labbra, ciglia che spiccano a motivo di una bellezza dinamica, di un fulgore acceso da un pensiero alto, per nulla connesso con la vanità delle pose in cui si esalta la perfezione di un volto e una bellezza statica. Le ragazze a cui mi riferisco studiano nell’oscurità: l’oscurità protegge dalla vista degli altri e dai giudizi sulla bellezza del corpo. L’oscurità facilita la concentrazione nello studio, toglie barriere al pensiero. Si tratta di un verso che vuol celebrare i momenti in cui la mente si eleva e prevale sul corpo, lo splendore di un volto trasportato dalla forza di un pensiero che non ha come oggetto la persona stessa ma lo sforzo di capire qualcosa che sta fuori. Quando uno sguardo si illumina perché un ragionamento che da sempre sfuggiva ad un tratto appare chiaro, allora quegli occhi non possono che essere belli. E non conta la loro forma, né il colore, ora essi hanno preso il volo, non sono più solamente parte ornamentale di un volto.

2) Anni d’attesa per un fiore così.
Accade che si scriva una poesia pensando a un’immagine. L’immagine può provenire da un ricordo, e allora attorno ad essa spesso si innestano emozioni, oppure può essere costruita dalla fantasia, pur rivelandosi totalmente verosimile. La poesia che contiene questo verso è stata scritta pensando a un paesaggio che credo non aver mai visto: vi è un lago di piccole dimensioni circondato da basse colline, una natura poco esuberante e sopra, come un’unica coperta, un cielo grigio e uniforme. Un pensiero rivolto a un’immagine abbastanza fissa che mi affascinava, pur non evocando né suoni né profumi. Una tale staticità fa pensare che il tempo non scorra, che niente si trasformi, e sembra anomalo che un oggetto trovi una causa che lo faccia cadere. Eppure succede l’imprevedibile: un sasso cade e colpisce il piccolo lago che da anni se ne sta placido sotto un cielo uniforme. Il sasso, cadendo, perturba la superficie liquida e si formano cerchi concentrici che fanno increspare l’acqua dando vita a una forma cristallina che somiglia a un fiore. Per me, che vivo seguendo le mie direzioni e ignorando la natura del lago, immagino che questo specchio d’acqua abbia atteso per anni che un sasso lo colpisse generando un fiore. Come se il lago facesse mostra di sé aspettando, con fiducia, di essere fecondato.

 
 
Continua su Neobar