Il “Nuovo Almanacco del Ramo d’Oro” su Perigeion


 
da Perigeion
 
 

E’ con grande piacere che accogliamo la “rinascita” per Samuele Editore de L’Almanacco del Ramo d’Oro, esperienza ormai ventennale iniziata e proseguita grazie all’entusiasmo di Gabriella Musetti e di tutti gli altri collaboratori che si sono adoperati in contributi di valore. Fra questi andiamo a riprendere un interessantissimo saggio di Stefano Guglielmin, che di seguito proponiamo nella sua interezza.

La poesia non è un cannone, di Stefano Guglielmin

A che cosa servono gli enti? Il cannone spara, la forchetta infilza, il secchio contiene, la penna scrive; ma a che cosa serve la poesia? Quale azione le compete? Scrive Osip Mandel’Stam: «La poesia è un vomere che ara e rivolge il tempo portando alla superficie i suoi strati profondi più fertili»2. “Fertili”, qui, significa ricchi di futuro, significa non ancora declinati nell’immobilità del dato. La poesia li porta in superficie, tra le sue maglie più esposte, in quel ruvido che è il testo, con tutte le sue pieghe visibili e invisibili. Essa, in questo senso, non soltanto ara e rivolta il tempo, bensì è il tempo stesso nella sua feconda imprevedibilità. È il tempo presente che, spazializzandosi nel testo, si mostra estaticamente aperto al passato e al futuro. La poesia è perciò il nostro tempo più vero perché, toccandoci con la sua pelle, ci lascia sospesi nel suo eccomi.

 

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