Gabriel Del Sarto su Atelier

 

 

 

Un’anteprima de Tenere insieme di

Gabriel Del Sarto (Samuele Editore-Pordenonelegge, 2021, Collana Gialla)

su Atelier

 

 

QUI

 

 

 

A 3 km., Gabriel

Radiosa, quest’ora,
e violenta di luce
dovresti (vorrei che tu..) vederla esplodere dall’albero
di Natale
ancora da disfare, e dallo striminzito presepe – piuttosto
la mia tristezza cresce, tristezza casalinga.
È quasi mezzanotte, anche a 3 chilometri da qui

e quest’ora no, quest’ora lo sai non è più
mite… le necessità, le cause di forza maggiore
hanno fatto andare a male il burro nel frigo, è scaduto
di qualità il mio poeta preferito e devo
stare attento al latte: le circostanze sono
fatte
così. Indecenti.

No, ti dico, è davvero questo lo scandalo
della vita: il sacrificio, la coatta fatica – eppure
tutto è come un soffio – se ti vuoi
salvare.
Considera la saliva
la bava del vecchio Giobbe, l’ostinato che già ci predisse,
e considera le sue grida verso Dio: consegnandoci
cosa se non la più grande speranza,
quell’impensabile diritto alla disperazione?
                                                                             L’angelo
Gabriel annunciando il Figlio dell’uomo, il bimbo (accorrete
o voi che ascoltate), l’arcangelo Gabriel splendente
di gloria andando
per strade piazze palazzi, Gabriel
ha portato il mio saluto a 3 chilometri da qui.

Aspetterò il sabato
pomeriggio, comprerò delle bibite:

immagina: noi colle amarene Fabbri sul gelato allo yogurt
mentre ripristiniamo scene bibliche.

 

 

 

 

 

Il senso

Il senso era qui, luminoso
e perduto, nell’attenzione improvvisa
dei tuoi occhi mentre mi parlavi
di lui, del tuo sognare la sua morte
mentre accadeva. Eri qui. Lo sguardo
su te ora è sul vuoto e quella sedia
è come morte, altra morte ancora.
Siamo questa speranza
trafitta dalla cenere dopo la luce
di un gesto, come se avesse questa tua pazienza
ogni storia o differenza, che sapevi
e raccontavi: così ascoltare era come
assaporare il tessuto che mi lega
al dolore di un padre e di un figlio.

Il resto, le guerre, è lontano da qui
e viviamo in un mondo ovvio,
che non si cura di noi, e lo chiamiamo
casa. Ma anche stasera dopo il pasto dopo
il cartone animato, i popcorn caramellati,
soffrire fonda la serietà della vita. Sono
gli infiniti che si raccolgono
nel sonno dei miei figli, sonde e respiri.

E non so quale notte poi,
dolce e infinita forse, è la forma
del racconto che da oggi ti comprende.
Se quel vento è intimità che salva.