Uno punto Uno
CartaCarbone festival letterario si fa Poesia
testi di Nicoletta Bidoia, Francesco Crosato, Fabio Franzin, Giovanna Frene, Isabella Panfido, Paolo Ruffilli, Francesco Targhetta, Lello Voce
Prefazione di Lello Voce
80 pag.
Lato Uno dell’Antologia
Isbn. 978-88-96526-59-0
Il rapporto tra Ernesto Calzavara e la sua città, Treviso, è stato sempre difficile, quando non conflittuale. Né Calzavara fece mai sconto ai suoi conterranei. Calzavara era uomo franco e combattente schietto per i suoi ideali (che poi furono sostanzialmente due, la poesia e il suo rapporto con l’uomo e con la natura). Alla fine del nostro primo incontro, nel 1989 dopo un lungo dialogo in cui discutemmo praticamente di tutto, ma specialmente delle sue fantastiche ‘piere’, che mi mostrò una ad una sepolte dalla vegetazione del suo giardino quasi fossero dolmen autoctoni posti a protezione dei suoi versi, accompagnandomi sorridente al cancello della sua villa di San Pelajo, mi mise in guardia: sta attento, ragazzo mio, a questa città la poesia non piace più, pensa che il suo motto è diventato «mi no vao a combatar»: conosci una frase meno poetica di questa? Ma poi a Treviso tornava sempre e proprio a Treviso, nella sua villa, sognava un giorno di realizzare l’Archivio nazionale della poesia in dialetto, un sogno destinato a infrangersi, come quasi tutti i sogni che partoriscono i poeti. Ma poi Treviso non è mai riuscita a dimenticarlo del tutto, ché sempre c’era qualche poeta ficcanaso pronto a ritirarlo fuori, non io solo, certo, ma penso ad Isabella Panfido, o a Marco Paolini, che gli ha dato voce. Insomma, Treviso e Calzavara continuano a litigare, ancora oggi.
[dalla prefazione di Lello Voce]