da Eppela.com
Progetti destinati a cambiare la lettura
Ipotizziamo io desideri fortemente fare lo scrittore. Bene, innanzitutto oltre a sapere cosa sia un anacoluto e a non confondere la sineddoche con un’irritazione cutanea occorre che io abbia un’idea. Inizio a scrivere. Prosa o poesia non importa. Mosso dai migliori propositi, mi convinco che ciò che nascerà dalla mia penna sarà di buon livello. Finito il lavoro non mi resta che trovare una casa editrice che possa apprezzare e pubblicare la mia produzione. Ora inizia il difficile. Tra il dire e il fare c’è di mezzo un sistema complesso, quasi lobbistico: farsi spazio nel mondo dell’editoria risulta impossibile. O, almeno lo era, prima del crowdfunding. Perché c’è una casa editrice, la Samuele Editore, che ha rivoluzionato questa situazione, sposando il crowdfunding su Eppela e riuscendo a ottenere il finanziamento di 10 progetti su 11 presentati. Un vero e proprio record destinato a non esaurirsi (il dodicesimo progetto, Breve inventario di un’assenza, è online) e che porta la firma di Alessandro Canzian. Ecco le sue parole.
Innanzitutto complimenti. Com’è nata l’idea del crowdfunding?
Uno dei problemi fondamentali della Piccola Editoria Italiana è la difficoltà a vendere i propri titoli. Questo perché la distribuzione è una questione quasi di fatto irrisolvibile. La grande distribuzione è inaccessibile e la presenza sul territorio attraverso le librerie fiduciarie spesso implica costi che alla fine della fiera sono maggiori delle entrate. Se poi pensiamo a una nicchia della nicchia come quella a cui facciamo riferimento noi, cioè la poesia, settore che notoriamente non ha vendite e che solo dopo anni riesce ad avere un piccolo zoccolo duro di clienti affezionati, allora in qualche modo abbiamo una fotografia della realtà. Questo, nel tempo, ha prodotto tutta una serie di piccoli editori che hanno detto: “va bene, ti pubblico, ma compra tu una parte di tiratura in modo tale che riesco a stare in piedi”. I famigerati EAP, Editori A Pagamento.
Vivendo da piccolo Editore che in qualche modo deve far quadrare i conti (non siamo un’associazione né consideriamo la Casa Editrice un secondo lavoro come molti altri colleghi) e analizzando il fenomeno delle EAP ci siamo accorti che il problema non era tanto la definizione di Casa Editrice quanto la percezione della stessa. Abbiamo cioè notato che il nostro contesto socioculturale (e intendo non solo il nord est ma tutto il contesto italiano) faceva di tutta un’erba un fascio non distinguendo l’Editore a pagamento che fa ottocento titoli all’anno dall’Editore a pagamento che ne fa dieci e fa molti eventi con i suoi autori. L’Italia in questo ha una bruttissima tendenza a banalizzare il proprio giudizio. Ancora oggi sentiamo frasi del tipo: “quell’Editore è serio e professionale perché pubblica gratis”. Poco importa all’autore se poi quell’Editore stampa 20 copie in tutto e non fa promozione e, di fatto, fa comprare copie all’autore perché giocoforza vorrà farsi delle presentazioni da solo. Ci siamo accorti che una delle frasi più ricorrenti nelle varie discussioni contro le EAP è “l’Editore deve assumersi il rischio d’impresa”. Frase che noi condividiamo in toto ma che nei fatti si traduce in: “io non voglio pagare un euro perché sei tu Editore che devi vendere e a me non interessa come e a chi”.
Per questo noi della Samuele Editore abbiamo deciso in qualche modo di prendere il toro per le corna e di dire: “va bene caro autore, io non ti faccio spendere un euro ma ti pubblico solo se il tuo libro viene accolto dal pubblico, cioè se riesco a venderlo”. In questo modo la responsabilità dell’Edizione diventa non mero appannaggio e dovere di un Editore a cui all’autore né al lettore interessa dove e a chi vende, basta venda ad altri e non faccia spendere soldi a loro, ma un vero e proprio lavoro di gruppo. Con il valore aggiunto di una promozione e di fatto di una distribuzione effettiva del libro prima ancora della sua stampa. L’idea di fondo insomma è molto semplice: attraverso la promozione vendiamo il libro con l’aiuto dell’autore e dei clienti della Casa Editrice, non deleghiamo a un ipotetico cliente x l’acquisto ma noi stessi diventiamo fautori dell’esistenza dei libri. Con un catalogo di quasi dieci anni, inoltre, il crowdfunding diventa anche una vendita a prezzi scontati di altri titoli della Casa. Diventa un modo di aiutare la poesia a nascere e a continuare ad esistere. Attraverso i progetti vendiamo infatti titoli prodotti anche otto, nove anni fa, che così continuano a circolare e a essere letti.
Attraverso il crowdfunding creiamo un’Editoria responsabile e sostenibile dove il libro non è solo l’autore, non è solo il suo incontro occasionale con un ancor più occasionale acquisto del libro, ma è un vero e proprio essere insieme per fare qualcosa di importante. Qualcosa che duri nel tempo e che giovi a tutti. Una responsabilità collettiva in un’Italia che sempre più si deresponsabilizza e delega anche nel momento in cui non c’è più nessuno a cui delegare. Per questo noi consideriamo il crowdfunding non solo un ottimo strumento per produrre e proporre nel tempo libri, ma anche un mezzo per fare qualcosa di buono per questa nostra società e cultura. Perché la cultura, lo crediamo fermamente, può essere un traino per la società.
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