Un’intervista su Word Social Forum

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Da Word Social Forum

 
 

Come hai cominciato a lavorare nell’editoria?

Il mio lavoro nell’ambito editoriale è iniziato prima di tutto come lettore, poi come autore di versi e infine come Editore per colmare le lacune e le difettosità che riconoscevo alla geografia editoriale dei primi anni 2000. In realtà devo anche ammettere che lo stimolo forte di questo che di fatto è stato un cambiamento molto importante nella mia vita è stato la nascita di mio figlio, Samuele, da cui il nome della Casa Editrice. Perché una Casa Editrice in realtà può cambiare un po’ il mondo, o almeno quel piccolo pezzettino di mondo che gli sta attorno. La cultura cambia le cose, sia in positivo sia in negativo. Per cui alla soglia dei miei 30 anni ho deciso di provare un percorso che sapevo già essere difficilissimo (e non mi ha deluso) ma che aveva un obiettivo preciso: fare qualcosa di buono per i poeti, per i lettori di poesia, per mio figlio.

 

Quali sono le difficoltà che incontra oggi una piccola casa editrice?

 

In primis lo stato. Spesso, ma come tutte le microaziende, se non ci fosse questo socio occulto si potrebbe vivere abbastanza tranquillamente. E non dico vivere in maniera ricca. Come mi insegnano i Colleghi maggiori il lavoro dell’Editore è un mestiere povero, sai già che non potrai aspettarti molto. A differenza di quanto pensano diversi autori alla fine dei conti all’Editore, al mese, resta molto meno di quanto prende un operaio semplice di oggi. Molti colleghi sono costretti ad avere un secondo lavoro per vivere. E poi ci sono gli autori che hanno questa brutta abitudine di sentirsi utilizzati e sfruttati dal Cattivo Editore di turno. Non dico che non ci siamo colleghi disgraziati, anzi. Ma spesso ti trovi di fronte ad autori che rendono il lavoro impossibile perché hanno paura d’essere imbrogliati. Cosa che tu non hai assolutamente intenzione di fare. Per fortuna c’è un’equazione che è sempre valida quando si parla di poeti: più l’autore è bravo più sarà disponibile e potrai lavorarci assieme. Meno l’autore è bravo più si sentirà un novello Montale e ti renderà il lavoro una follia.

 

L’Italia è un paese che legge poco: quale pensi sia la soluzione migliore per attirare nuovi lettori?

 

Sicuramente oggi un Editore deve evolvere la sua natura di commerciante di libri (perché noi siamo questo in fondo, siamo aziende che fanno e devono vendere il prodotto libro, altrimenti falliamo) inglobando il concetto di Operatore Culturale. Solo così, stando al fronte, proponendo continuamente occasioni e incontri non solo con i propri autori, si può avvicinare il lettore al libro. Io sono di Pordenone e giocoforza pordenonelegge.it docet. Bisogna anche però considerare un altro aspetto che rischia di essere un circolo vizioso: fare eventi ha un costo e spesso le persone che vengono a vedere tali incontri non comprano libri. E questo ci porta inevitabilmente a una considerazione di responsabilità piuttosto scomoda oggi, lo comprendo: caro Lettore, la responsabilità dell’esistenza della Cultura oggi è tua, perché non mancano gli ottimi Editori, non mancano i grandi autori, non mancano le occasioni di incontro, ma se tu non compri i libri non possiamo continuare ad esistere e a proporti le ottime cose che cerchiamo di fare.

 
 

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