Una lettera di Gabriella Sica su “Il dolore” di Alberto Toni

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Quando escono i libri di poesia i poeti si incontrano, si riconoscono, si ricordano. E si salutano. Riportiamo una lettera di Gabriella Sica ad Alberto Toni pubblicata su Facebook l’ultimo giorno del 2016 (nella foto Gabriella Sica a Una scontrosa grazia a Trieste assieme a Residenze Estive, 25 giugno).
 
 
 
 

Caro Alberto,

se ne sta andando anche questo 2016 pieno di dolore. E senza tanti giri di parole e con franchezza tu ci proponi Il dolore come titolo del tuo ultimo bel libro, che vuole con ogni evidenza rievocare e ricordare l’omonimo libro di Giuseppe Ungaretti, che l’aveva scritto per il dolore di una seconda guerra e per la scomparsa del figlioletto. Il dolore tuo non vuole solo rievocare ma anche riportare a noi quel sentimento così duro e asciutto, severo e tragico, trascinarlo dal cuore del secondo Novecento a questo già secondo decennio del nuovo secolo che abbiamo scavallato e che tanto ancora ha di quello spirito doloroso. Un secolo breve si era detto e invece pare lunghissimo, ancora inconcluso, anzi ancora installato tra noi, più che mai. E vuole riportare non solo il sentimento del dolore ma anche la poesia novecentesca che più di altre hai frequentato, che ti ha formato e che imperterrito e con un certo spirito anti-moderno vuoi ricordare con i tuoi esibiti intarsi, da Montale e alla Rosselli soprattutto ma anche, mi pare, dalla Spaziani a Pecora e ai compagni di strada, come Giovanna Sicari (che mi piace qui ricordare a 13 anni dalla morte, esattamente il 31 dicembre! Vedi tu che coincidenza, è perché lei torna!). Bella scelta dunque la tua, e intensa per un libro che dall’inizio alla fine vuole essere un omaggio a una madre che se n’è andata, e anche ai nostri padri fondatori, alla loro risorsa, pur nella consapevolezza che fugge la staffetta: sapessero che stare è riandare una volta, / più volte nell’addio / e dentro il dolore. Ci sono da affrontare il dolore del nostro tempo e i molti addii. La risorsa ultima è quella della poesia-difesa, della poesia-resistenza, della tua poesia che non si spaventa, non arretra, non fugge e intesse il suo tessuto silenzioso e parsimonioso, ostinato e puntiglioso. Nell’enumerazione di attributi, epiteti e nomi, e nell’implicito musicale tuo procedere per prove e tentativi, aggiustamenti e correzioni, nello scivolare tra più opzioni fino a quella necessaria, tutto questo mi pare la distinta stilistica di questo tuo piccolo e prezioso libro. Oggi per molti la poesia è un tessuto logoro e tu ci mostri che è capace ancora di alzare archi al nostro passaggio sulla terra e a tracciare arabeschi umani di speranza.

Se ne sta andando questo 2016 pieno di dolore, ma anche, nonostante tutto, nonostante questa voglia di fuggire, e ritrovare l’utopia persa o la bellezza integra, pieno di possibili barbagli. E tu ti ci metti con cura e forza a cercarli, uno per uno, questi barbagli di luce.

Auguri caro Alberto, auguri a te e a Alessandro Canzian della Samuele che ha pubblicato il tuo libro, auguri di serenità e pace per il 2017, a te e alla tua famiglia!

Gabriella Sica
Roma, 31 dicembre 2016