Tierra y Mito su Pelagos Letteratura

 
 
da Pelagos Letteratura
 
 

Solitamente il filologo, entrando in relazione con un testo, considera una serie di testimoni che l’obiettivo del suo lavoro gli impone di osservare: ai diversi testimoni corrispondono allora i diversi tempi che la materia linguistica attraversa, fase dopo fase, nelle sue organizzazioni. L’elaborazione di un testo si rivela così pienamente storica, e non è raro che, nella nostra modernità ricca di tracce, concentrando la sua attenzione sulla storia di una singola poesia, il filologo trovi davanti a sé, in primo piano, tasselli anche eterogenei che si distinguono dal continuo fluire dell’esperienza umana retrostante.

Da un testo si può quindi collezionare una costellazione di stesure precedenti l’edizione al fine di ricostruire – con interesse stilistico – i passaggi che conducono alla forma compiuta, attraverso le varianti, dalla prima stesura in appunti del nucleo originario d’ispirazione; anche, con questo punto della serie, uscire dalla letteratura in senso stretto ed entrare nella sua preistoria per riconnetterla  al vissuto dell’autore, questo al contesto materiale o al paesaggio circostante – ricercare i dettagli che riescano a innestare in un unico sistema, mentre lo si ricompone, il prodotto artistico, la biografia (con la sua memoria e la sua biologia), la storia degli uomini di cui questi elementi fanno parte.

D’altra parte, è possibile seguire una strada diversa quando, partendo sempre da una sola poesia, si tiene conto della serie di edizioni che lo stesso testo ha avuto anziché introdursi nei meandri d’inchiostro che lo scrittoio conserva e che la pagina stampata occulta: le pubblicazioni, con o senza variazioni, costituiscono le tracce in chiaro – interne alla storia della letteratura – che l’autore fa percorrere ai suoi testi; le apparizioni di uno stesso testo nelle occasioni offerte da riviste, raccolte e antologie disegnano l’itinerario di un viaggio diretto ai destinatari: nel presentarsi del testo mutano le coordinate  temporali d’intorno, le latitudini, i compagni che lo affiancano – anche se la sostanza rimane identica, i suoi contorni l’arricchiscono di nuove sfumature.

Queste due tracce si sovrappongono per costituzione in Tierra y mito. Poesía 1967 a 2012 di Umberto Piersanti (Bogotá, Uniediciones, 2019), antologia di testi scelti dall’autore dall’intera opera in versi pubblicata in raccolta fino a oggi e tradotti da Antonio Nazzaro in spagnolo. Contestando, si potrà facilmente affermare che la validità dell’assunto ha una estensione, se non universale, almeno generale per l’autore in questione – e ciò passi: piuttosto, preme qui annotare la condizione strutturale che questo assume nel libro in oggetto fin dal titolo. Tierra y mito non è la prima antologia in lingua spagnola di versi dell’autore (anzi, ricordiamo la presenza a oggi trentennale con El tiempo diferente: antología poética, a cura di Carlo Frabetti, Amelia Romero Editora, 1989), ma ha una sua peculiarità che lo rende un prodotto interessante – e ciò nonostante alcune sviste tipografiche nella riproduzione dei componimenti. Nell’introduzione al libro Alberto Fraccacreta espone in modo chiaro – e puntuale su ciascuna raccolta – la poetica di Piersanti nel suo sviluppo diacronico: si potrà agevolmente riconoscere come il carattere dell’antologia appartenga alle istanze lì appuntate.

Costantino Turchi

 
 
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