su “Alfabeto dell’invisibile” – Vincenzo D’Alessio

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La raccolta poetica realizzata da Chiara De Luca per Samuele Editore di Fanna (PN) a maggio di quest’anno, reca il titolo: Alfabeto dell’invisibile: 141 pagine di faticoso cammino sui selciati della città di Ferrara.
L’incontro con i versi della Nostra hanno le parole dei tanti autori italiani e stranieri tradotti per la sua casa editrice e per altre. Parliamo quindi di una traduttrice che per sensibilità d’ascolto ha perfezionato il proprio sentire rendendolo leggero, quasi aereo.
La nascita “dell’Alfabeto dell’invisibile” parte dall’esergo: “a mia madre”, e si evolve nelle dediche sparse nelle altre composizioni poetiche fino all’Ego sublime di chi scrive: la mano invisibile di Madre Natura sparsa nelle rette spezzate dei cammini intrapresi.
Il ritorno alla città natale è parte della finzione scenica che la poeta adotta in chiave di risorsa per lo sviluppo dei personaggi che con lei si muovono nella nebbia del proscenio a facilitare il racconto verginale di un amore grande, intenso e materno.
Le figure poetiche che dobbiamo seguire sono: il silenzio, onnipresente e desiderato; il colore bianco simbolo di purezza, fragilità, perdita; l’acqua del mare, del fiume, della pioggia, del parto che riporta alle origini dell’Umanità; la presenza della Natura negli alberi, nelle foglie, nel divenire sofferto dei volti umani, negli assoli che solo l’anima costantemente inquieta della poeta raccoglie.
Ha scritto bene nell’introduzione a questa imponente raccolta il poeta Claudio DAMIANI : “Ma non c’è, forse, alcun capovolgimento. Quella sfera di nebbia, quella melassa di voci e silenzi, luci e ombre che era la città, ora è diventata mare. (…) Un mondo senza patrie e dove tutto è patria, tutto è appartenenza, e presenza, un mondo da dove non può fuggire” (pag. 9).

 
 
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