Ribilanciare per sottrazione su Inverso Poesia


 
da Inverso Poesia

«prima di imparare a parlare»: è il primo verso con cui Elisa Longo dà voce alla sua raccolta Ribilanciare per sottrazione (Samuele Editore, 2023). L’arte del bilanciamento tra ciò che è accaduto e il momento in cui viene detto è un atto di mutilazione, in cui la memoria di ciò che abbiamo visto può sgusciare fuori dai tagli della parola, dove può: «Ho bisogno di andare di corpo […]» Per rientrare nell’altro, negli altri, attraverso i sensi degli enjambements: «Ho bisogno di andare di corpo/ in corpo […]». Prima di imparare a parlare c’è il corpo, quando cresciamo il nostro diventa un corpo parlato. Dentro e fuori, coperto di cicatrici. La poesia di Longo è corporale, è il corpo che porta su di sé i segnali, è il corpo a cercare un altro corpo cicatrizzato per turare i tagli: «L’alito imbottigliato a morte/ abbocca al fiato del primo venuto/ – pur di prendere aria – ». Ribilanciare per sottrazione suggerisce forse degli incontri disfunzionali, in cui si cerca di combaciare precariamente nella somma delle proprie sottrazioni con le sottrazioni altrui: «I tuoi fantasmi/ s’addizionano ai miei/ e facciamo matematica». Ci si riconosce tra mutili, spesse volte. Altri incontri invece portano «[…] lo sguardo di chi stacca la coda a una lucertola». Così questa raccolta suggerisce anche come esista un bilanciamento a posteriori, quella capacità con cui «Torniamo sui nostri passi/ per vedere se siamo cresciuti di piede». La poesia è in grado di farci camminare dentro con piedi diversi. È in grado – chissà – di darci l’equilibrio per sostare sulle sottrazioni della felicità che ci hanno segnato. La poesia è in grado di «ribilanciare per sottrazione/ un umano e l’invisibile»?

Antonio Merola

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