Ribilanciare per sottrazione ed Eucariota sull’Huffingtonpost

da Huffingtonpost

Nel boschetto della poesia – con una grottesca semi citazione di Elio e le Storie Tese – ci sono animaletti inventati dai poeti che ci consolano quando siamo tristi e ci fanno ridere quando siamo felici, e che sono spesso interlocutori allegorici. Ad esempio, mi viene da scomodare Sylvia Plath, la cui poesia è popolata da animali in aperto, allucinato e continuo dialogo con l’anima inquieta e dannata della poeta. Nel caso, invece, di Ribilanciare per sottrazione di Elisa Longo (Collana Scilla – Samuele Editore, 2023) la natura fa capolino «quando all’orizzonte non c’è/ anima viva» ricomponendo quanto ferito e spezzato da arbitrarietà e crudeltà delle relazioni umane, in forme ed epifanie domestiche e familiari (i cani «davanti a un cancello»), e anche quando apparentemente inanimate (la «solidità dell’aria»), intruse («i rospi» in giardino) o rivelatrici di un trauma («insetti» che sono «ossessioni»).

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Se, come si vede, Longo prova a ricostruire un equilibrio e utilizza quindi un verso piano e senza scossoni linguistici, al contrario Giuseppe Nibali con Eucariota (La Gialla – Samuele Editore, 2023) – già autore peraltro di un romanzo dal titolo Animale (Italo Svevo Edizioni, 2022) – precipita il lettore con le sue poesie nell’irrazionalità degli istinti, in un contesto biologico complesso, eucariota appunto, che mescola piante, animali ed esseri umani, vita e morte, talvolta anche tramite feticci capaci di evocare tutti questi “mondi” insieme nello stesso verso («Un teschio tiene papà sulla scrivania un teschio di cane»). Considerando il chiaro riferimento del titolo al greco e alla classicità, se dovessi racchiudere in un solo animale il mondo di Nibali, direi il Minotauro, anche se è una mia forzatura voler rinchiudere e visualizzare in un’unica creatura un io narrante diffuso, che il poeta frantuma in animali, uomini, donne che sembrano autodeterminarsi e, con questa loro brutale appropriazione del punto di vista, determinare il libro.

Lorenzo Allegrini

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