INTERVISTA A ILARIA BOFFA
DI LUIGIA SORRENTINO
Il suo libro di poesie “Periferie” nasce da una campagna di crowdfunding, cioè da una nuova forma di sostegno della pubblicazione. Qual è il valore di questa campagna, che senso ha per un autore?
A partire da gennaio 2016, Samuele Editore di Alessandro Canzian ha deciso di sperimentare il crowdfunding, cui ho aderito con grande entusiasmo. Attraverso questo sistema (l’Editore si appoggia alla piattaforma Eppela.com), un progetto, un libro viene promosso online, se ne racconta in breve la storia, si descrive l’autore, si presentano alcune poesie ed infine si invitano i potenziali partecipanti ad effettuare dei pre-ordini che serviranno a supportare la realizzazione dell’opera. Si tratta di una forma attiva e collettiva di partecipazione. Un coinvolgimento diffuso che ricompensa il lettore che decide di investire con quote superiori al prezzo del testo, con ulteriori libri della casa editrice. Insomma, un modo per veicolare poesia e creare vicinanza puntando alle effettive vendite del libro, che viene, in buona sostanza, prenotato. L’autore ha l’occasione di farsi conoscere durante la campagna cosicché l’acquisto del libro diventi ancor più intenzionale. Tale formula è ben nota in altri ambiti artistici, ad esempio nel campo musicale, dove le etichette indipendenti e i musicisti che gravitano al di fuori del mainstream ne fanno ampio uso.
Perché il libro è stato scritto e pubblicato in inglese e italiano? Ha una diffusione all’estero?
La scelta linguistica al principio del mio percorso con e nella poesia è stata, forse, una casualità. Lavoro e studio in inglese e quando ho cominciato a lasciar fluire pensieri, sensazioni ed emozioni su carta, è risultato stranamente naturale farlo in questa lingua. Mi sono subito accorta della corrispondenza emotiva con tale idioma, con il ritmo e il suono che genera. Mi è parsa la voce di quella parte di me che non sa dire, di quel fiume sotto il fiume (per dirla alla Picopertina-libronkola Estés di Donne che corrono con i lupi) che disegna la profondità “selvaggia” e più diretta di noi. Devo confessare che ciò genera una grande ricerca, attenzione, cura e fatica in quanto non sono native speaker. Ma mi cattura la modernità, l’avanguardia, la globalizzazione storica costruttiva e in questo l’uso di una lingua trasversalmente conosciuta mi sembra adeguato.
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