Luigi Paraboschi su “Caleranno i vandali”

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Caleranno i vandali di Flavio Almerighi, Samuele Ed. 2016, note di lettura di Luigi Paraboschi.
 

 

da Versante Ripido di Luglio 2016 – continua qui

 
 
 

Se appartenete alla schiera di coloro che cercano consolazione quando leggono un libro di poesie, oppure se siete lettori che si perdono nel conteggio delle sillabe di ogni verso, o se amate essere presi per mano da un autore e confortati, assistiti, giustificati per ogni vostra debolezza perché avete trovato nella sua scrittura il balsamo ai vostri dolori sentimentali, bene, allora è meglio che non leggiate questo libro di Almerighi in vendita in questi giorni dopo un paio d’anni dai due precedenti “Sono le tre“ e “Procellaria”, perché questo è un lavoro che non fa sconti, e neppure chiede al lettore quella condivisione vagamente ipocrita di domandare quella benevolenza che si usa tra simili che condividono la stessa passione per la poesia.

Infatti dall’avvio a pag. 21 leggiamo

Gentile signore, sono state
dette parole molto importanti
su declino e ideologia
mentre preti addestrati
spandono unicamente vanità,
l’indirizzano ebbri di strazio
a noi, naufraghi come siamo
di un battello immenso
invasi, sicuri di non tornare.

Già dal titolo la raccolta sembra voler solleticare i bassi istinti di insofferenza sociale che di questi tempi serpeggiano nell’aria nostrana

Caleranno i Vandali
Niente fuga in ferrovia,
nessun distanziarsi in autobus
schiacciati senza intimità
dentro tripudi d’indifferenza,
dove cortili più che brevi
scordano poche soffitte rosse.
Caleranno i Vandali
pochi e male armati
spaventati cederanno
al ritardo che li acceca,
scagliati già supini
dai mari alla Penisola.
Noi dietro il vetro in utopie,
ogni cosa non va bene
qualche idea da collezione
nasce morta, già rubata
paia di ciabatte all’ombra
di vecchie colonie estive,
caleranno i Vandali,
gli Unni sono qui.

 
 
 
da Versante Ripido di Luglio 2016 – continua qui