Caro Fabrizio, la poesia conserva una voce significativa persino in ambiti estranei alla sua natura apparente, come l’urbanistica tattica, dove si sperimenta la reinvenzione di attività con una creatività che potremmo assimilare all’arte poetica, senza il timore di essere smentiti; il che, del resto, vale anche per l’art thinking e la logica d’impresa. Questo concetto è al centro del mio libro, L’Ora del Mondo (Samuele Editore, pag. 82, prefazione di Luigino Bruni), che propone di riconsiderare gli aspetti economico-finanziari da una prospettiva altra, attraverso lo strumento – non solo linguistico – della poesia. Se consideriamo la poesia come un filtro emotivo indispensabile per reinterpretare la realtà in tutte le sue sfaccettature, non solo stimolando l’intelligenza emotiva e il pensiero divergente, ma anche nella sua funzione primaria, la quale spesso è travisata dall’autore a meri fini promozionali, allora essa assume una utilità fondamentale. In risposta alla tua domanda sul “ritrovare una strada”, e spostandoci dalla sfera sociale a quella individuale, la poesia è certamente uno strumento efficace per tracciare un percorso personale o quantomeno utile a superare momenti difficili, poiché, come le tecniche immaginative proprie delle arti visive e, in particolare, della pittura (ut pictura poesis!), illumina il nostro mondo interiore e dà forma ai nostri pensieri e alle nostre emozioni più profonde, che altrimenti resterebbero sopite o inespresse, mentre incoraggia l’introspezione e il pensiero critico. Infine, per quanto riguarda la speranza, non credo che la poesia debba necessariamente risvegliarla, ma piuttosto essere uno strumento che favorisce il cambiamento.
Una piccola intervista di Fabrizio Centofanti a Marco Amore su L’ora del mondo (Samuele Editore, 2023, collana Scilla, prefazione di Luigino Bruni)