dal sito di Giorgio Anelli
Di Alessandra Corbetta so quasi nulla, ed è quel quasi del quale mi interessa parlare. Lo faccio attraverso i versi della sua poesia. Di una poesia in particolare, che mi ha alquanto colpito, poiché mi ci ritrovo nell’agguato della vita che ‒ tra virilità e compromessi ‒ non demorde nemmeno un secondo nell’intento di travolgerti come un’onda.
La Madre retrocede nello splendore.
Stare nel bosco è rinunciare, amare tanto.
La bambina ha imparato da lei cos’è l’amore:
guardare insieme la vipera cantare.
In un angolo di bosco la Madre coltiva
fiori rossi e canta la bellezza della vita.
Stupita la guarda la bambina, osserva
che sopportare cambia la luce delle cose.
In un barattolo di vetro prepara occhi nuovi
per il grande compromesso.
E dorme e si sveglia intanto la bambina.
L’ha sentita agitarsi nel lettino…
C’è come uno sguardo nuovo in questi versi. Un sapersi muovere nel bosco. Un imparare cioè a stare al mondo, senza retrocedere, ma facendo esperienza. Anche se non so affatto che cosa Corbetta intenda “per il grande compromessoˮ. Non so nemmeno se il bosco di cui parla sia quello delle favole e delle fiabe; eppure c’è vita, c’è senso, e speranza in ogni verbo!
Così una madre può osservare nel silenzio lo splendore di una figlia che sa già non essere più sua: “L’ha sentita agitarsi nel lettino…ˮ ‒ per questo scopre l’incanto.
Giorgio Anelli
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