da Perigeion
Quando venne pubblicato all’interno del XVI Quaderno italiano di Poesia Contemporanea (Marcos y Marcos, 2023), il poemetto Sempreverde di Alessandra Corbetta mi colpì per compattezza ed equilibrio: nel suo raccontare apparentemente fiabesco e impersonale della “bambina” protagonista veniva naturale, infatti, cogliere tutta una serie di riferimenti autobiografici legati in qualche modo al processo di crescita, una crescita che come sempre procede a scatti, incongruenze, scontri, rinunce. Quel poemetto, per quanto potesse rappresentare un lavoro già in sé compiuto, acquista tutt’altro spessore adesso che viene inserito all’interno di L’età verde (Pordenonelegge / Samuele Editore, 2024), raccolta di cui costituisce la sezione iniziale. O forse sarebbe meglio dire introduttiva, perché L’età verde, nel suo dispiegarsi, attualizza ed esplicita quell’universo di legami che hanno accompagnato la “bambina” dall’infanzia all’età adulta; se le definizioni avessero un senso, penserei al libro come a una biblioteca di affetti, alcuni preziosi e cari, altri che sembrano destinati a rimanere irrealizzati in un alone di doloroso rimpianto non privo – talora – di rabbia. Sfilano, come in un quadro dipinto con le parole dell’interiorità, le figure che hanno costituito e costituiscono la famiglia: il padre, la madre, la nonna, il fratello, la sorella. Rispetto al poemetto iniziale, la lingua si fa più distesa e colloquiale, il dettato rimane in equilibrio fra la limpidezza del racconto e la forza dei sentimenti che sono sentimenti buoni, di affetto e complicità, ma anche emozioni difficili di dolore derivante dagli addii, o di rancore che solo il passare degli anni ha contribuito a stemperare. E poi l’ultima, ampia sezione, che sembra attraversare la problematicità di un rapporto di coppia, i suoi vertici e le sue vertigini, lo sguardo di chi mentre scrive elabora il lutto privato che deriva dalla consapevolezza di ciò che è stato perso – “oggi è un tempo di transizione” – e insieme si sforza di raccontare e raccontarsi, che è “fare come la tartaruga: lentamente / uscire dal guscio, cambiare riparo.”
Francesco Tomada
Continua su Perigeion