La densità del vuoto su SoloLibri.net

 

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Già nel titolo La densità del vuotosilloge di Matteo Piergigli (Samuele editore, 2019, p. 88) con prefazione di Francesco Sassetto, pensiamo alla straziante dualità della vita. Straziante perché tutti vorremmo raggiungere un ideale, quasi sempre negato e reso vuoto dal suo opposto, finito tra ciò che è estinto spesso incompiuto, da riciclare, da ricordare:

“Frugando tra i rifiuti nel giardino / riscopro brandelli di passato / avvolti in stracci intrisi d’olio. / Amori esausti, occhi prosciugati / da vite diventate inutili. Bocche / affamate da un gelo senza scampo. / Il compostaggio degli uomini / non finisce mai.”

Resta il ricordo (splendido quello del padre, ricordo del suo dopobarba in cui si addensa l’intera figura) che, insieme all’inevitabile dualismo dell’esistere, appare tema portante di versi secchi, essenziali, illuminati da metafore.
Il vuoto, il non senso dei giorni, o la ricerca di senso, le “cose rotte”, i “brandelli”, sono incomunicabilità, e qui non si può dimenticare la grande lezione cinematografica di Antonioni. Anche Piergigli è cinematografico perché ricco di istantanee in tutte le sezioni del libro, è immaginifico senza essere lussureggiante, senza iperboli né intensità forzate, ma umilmente intense:

“Osservo le crepe / dell’intonaco scrostato / e cerco il senso delle cose rotte / che il tempo ricompone”

Eppure, eppure… anche nel vuoto esiste l’osservatore per dirlo, esiste il poeta che puntualmente canta per sé e per chiunque:

“Come va? / Non riesco più a dormire / Fuori i semafori cambiano colore / il Brent sale, le strade restano sfondate”

E anche:

“Ho finito i baci di scorta / c’è vuoto appeso negli scaffali / del vuoto a perdere dei giorni”

Amarissimo il tono, con la constatazione quieta dell’inevitabile, del non mutabile, eppure dicibile come riscatto. Quel vuoto è un “noi”. Ed è denso di vita, sebbene spezzata. Denso di “amore che non scade”. Le figure ritratte nella sezione Personae (“persona” è maschera in greco, sottolinea giustamente Sassetto) sono un momento corale, una non può essere separata dalla seguente. Le vediamo sfilare una dietro l’altra, ma le percepiamo come un unicum. Il sogno serpeggia nelle loro esistenze e le collega, così come accade nella nostra esistenza

Graziella Atzori

 

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