In canto a te su Limes Lettere

  • Tempo di lettura:3 minuti di lettura

 
 
da Limes Lettere
 
 

La poesia di Lucianna Argentino, nella più recente raccolta In canto a te (Samuele Editore, 2019), delimita un territorio privilegiato, un palcoscenico/isola dove chi parla nel testo plasma una specie di danza iniziatica davanti a una finestra aperta verso un’altra realtà. E’ una retorica dell’amore, quella che qui viene messa in scena: una historia sui, una rappresentazione di sé attraverso il desiderio che parla senza timidezze della propria una liberazione, nel teatro del tempo eppure nell’attimo, senza le inibizioni dell’illusione della memoria, come a dire che l’io non si chiude in uno spazio claustrofobico, in una petrarchesca “cameretta”, ma si pone en plein aire, nel presente, fuori dell’imperfetto come tempo della fascinazione. Si tratta insomma del recupero e della riabilitazione della sensualità, della visceralità come se tutto accadesse senza inibizioni, al finire di un’epoca buia di secca razionalità e limitazioni piccolo borghesi.

È come se l’io scrivesse avendo coperto con la mano il dipinto di Courbet: senza falsi pudori, con la felicità di abbandonarsi a un istante di pura gioia, per esorcizzare nella “santità dell’abbraccio” il baratro del vuoto, il rischio della perdita, che si intravede in ogni storia.

È quello che si fossa nella relazione paradossale eros-thanatos di cui ha parlato Freud che l’ha letto come un evento strutturale di ogni relazione, gioco tra “pulsione di vita” e “pulsione di morte” cui è impossibile sottrarsi. Omnia vincit amor et nos cedamus amori (“L’amore vince tutto, arrendiamoci anche noi all’amore”), insomma, sembra dirci Lucianna col Virgilio della X Bucolica: con disarmante, brutale sincerità (“non mi pento e non mi dolgo / del puro peccato commesso / tra le sue gambe di maschio/ capace di farmi tenera e audace”), denotando una mancanza di complessi nello smascherare i complessi della femminilità riguardo al sesso che nella sua brutalità rivela una nota di candore, in un fatale coinvolgimento, biologico e mentale, dell’essere.

Vincenzo Guarracino

 
 
Continua su Limes Lettere