Giuseppe Vetromile su L’imperfezione del diluvio

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da Transiti Poetici

 

Sandro Pecchiari, poeta triestino che sa materializzare il senso dell’esistenza, fornendogli un corpo poetico robusto e compatto, e che dalla materia degradata e degradante riesce a sublimarne un alito di pietas e di coraggioso sostegno a procedere, scrive L’imperfezione del diluvio per indicarci poeticamente che nelle negatività della vita (il diluvio) a volte esistono squarci, pause, sospensioni, minimi istanti in cui riprendere il respiro e l’anima: sono queste le imperfezioni che presenta il tessuto spazio-temporale, in cui sono avvolte le avversità della vita, e che ci permettono di fissare e inquadrare lo stato delle cose, di riflettere un attimo sugli accadimenti contingenti e per cercare così una sorta di via d’uscita, uno spiraglio tra le nubi, una luce compassionevole e benigna che ci mostri una possibile meta di speranza.

La linea poetica di Sandro Pecchiari, in questa raccolta, si origina dalla consapevolezza e dalla constatazione del male che imprigiona l’uomo nel “diluvio”, un male soprattutto fisico, cellulare, persino molecolare, ma anche, conseguentemente, psichico e spirituale, in quanto induce a riflettere sulla vita e sul complesso delle relazioni interpersonali, compromesse e addolorate da situazioni infelici, come il procedere della malattia e la dolorosa ma necessaria terapia da seguire: “non poter andarmene prima che tu vada / testimone di una vita / ingozzata di chemioterapia…”. La poesia in qualche modo esorcizza il “diluvio”, allontana il male su un piano parallelo, pur cantandone il dramma e la fredda acutezza delle immagini. Sandro Pecchiari si lascia certamente coinvolgere da questo dramma, ma con la sua professionalità letteraria e poetica riesce a “incanalarlo” entro i canoni dell’ottima poesia, quella che descrive e che lascia immaginare l’oltre, con sonorità e ondate emotive di grande efficacia sul lettore. A tutto questo si aggiunge il merito di aver esteso il tema del suo dire poetico anche culturalmente e geograficamente, operando ottime traduzioni in inglese dei singoli brani. Da esperto traduttore, Sandro Pecchiari è riuscito così a mantenere alto e vivo il senso lirico e l’intensità emotiva dei suoi brani, realizzando “una poesia bifronte, caleidoscopica e intensa, che porta in sé le due facce di una rara purezza e concentrazione lirica”, come afferma Andrea Sirotti nella sua attenta e dettagliata prefazione.
Ci rivolgiamo ora ai nostri lettori, proponendo alcuni brani, con testo in inglese a fronte, tratti dalla raccolta, invitandoli ad esprimere ulteriori interessanti commenti.

 

Giuseppe Vetromile

 

 

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