dal blog di poesia della Rai – su Patrick Williamson

williamson

Patrick Williamson, “Nel santuario”

 

La realtà, sorpresa continua

Anne Talvaz

È una cosa di cui mi sono accorta solo quest’anno: quando vado in Inghilterra, comincio a interessarmi ai particolari minimi della natura; abitudine, questa, tutta britannica. Dalla poesia alla porcellana, le espressioni della cultura inglese attraverso i secoli ci ricordano di continuo quanto la consapevolezza dei dettagli naturali abbia radici profonde nella mentalità collettiva, anche per coloro che ormai da parecchie generazioni vivono in città.

 L’aspetto che più colpisce nell’ultima raccolta di Patrick Williamson è come egli sia un poeta della natura, e un poeta squisitamente inglese. Alle base di questa serie di meditazioni c’è la cura pregnante del dettaglio, catalizzatore e tramite di una varietà di emozioni: fra tutte, un senso costante di nostalgia e di rimpianto. 

Le immagini di Williamson, che l’uso generoso dell’allitterazione e dell’assonanza rende tanto evocative all’orecchio, sono meccanismi pronti a scattare; pungono la coscienza del lettore come hanno punto, è facile immaginarlo, la coscienza del poeta; sono la “prova concreta” da cui ha origine il discorso assai più etereo che dà forma alla poesia. La realtà, dopo essersi imposta ai sensi nel suo puro essere, è raccolta e trasformata in narrazione e conduce i versi al loro naturale compimento.

Poesia dopo poesia, i lettori sono portati fin sul confine del reale, mentre l’efflorescenza delle immagini si astrae in puro costrutto mentale, sempre presente pur nella dissimulazione. Si ha l’impressione che lo sforzo di rappresentare in modo quanto più accurato l’effetto dei dettagli sulla mente che osserva sia la chiave per entrare nella conversazione perenne che ha luogo nel nostro intimo – la chiave, in ultima analisi, delle emozioni. Ma l’incanto non dura a lungo. Il cuore si schiude appena, quanto basta per portarci a una conclusione che non è mai definitiva e che esiste come risposta ad un bisogno di risoluzione del narratore intimo, più che come risultato autentico. Nella poesia di Williamson, come nella vita, non rimane che voltare pagina e ricominciare ogni volta daccapo.

Con immenso piacere

Standstill

The engine’s stopped

and hedges

 

no longer brush our sides

we are enclosed

 

by light, rays

swathed in rustles,

 

listen to the silence,

 

the evening luminous

my ears stunned,

 

eyes glisten where

no-one knows

 

listen to the silence.

 

—–

 

Immoti

 

Il motore si arresta

le siepi

 

non più sfiorano i fianchi

rimaniamo

 

recintati di luce, raggi

avvolti in sussurri,

 

ascolta il silenzio,

 

la sera splendente

le mie orecchie stordite,

 

gli occhi scintillano

chissà dove

 

ascolta il silenzio.

 

*****

 

Looking

 

 

Light falls on books,

desk, and suddenly,

 

a shade crossing

the rose garden

 

look swiftly, check,

look back,

 

pictures that chronicle

all our stages

 

me, curly haired,

near where he napped –

 

I will plant

a brand-new rose.

 

—–

Sguardo

 

 

Cade luce sui libri,

sul tavolo, e a un tratto

 

un’ombra

attraversa il roseto

 

alzo gli occhi, controllo,

li distolgo,

 

per immagini

tutta la nostra storia

 

io, riccioluto,

dove lui sonnecchiava –

 

pianterò una rosa

tutta nuova.

*****

Afterwords

 

 

Reach for the axe on the wall,

smash your fist on the table glass,

I will always love you.

 

Cut the stiffness, let speech

break into fragments –

uncomfortable, held back.

 

Step through a minefield

of niceties, choosing your words.

 

I want to get blotto, fly

into the light-filled valley

away from the Phoenix,

to the source of being.

 

—–

 

Postilla

 

Prendi l’ascia sul muro,

rompiti il pugno sul tavolo di vetro,

io ti amerò per sempre.

 

Basta con le moine, il discorso

lascialo andare in pezzi –

fastidioso, trattenuto.

 

Varca il campo minato dei convenevoli

scegliendo le parole.

 

Voglio prendermi una sbornia, volare

nella valle inondata di luce,

via dalla Fenice,

alla fonte dell’essere.

Poesie tratte da NEL SANTUARIO, di Patrick Williamson, Samuele Editore 2013, collana Scilla, prefazione di Anne Talvaz, traduzione dall’inglese di Guido Cupani 

FINALISTA AL PREMIO CAMAIORE-SPECIALE 2013

http://store.samueleeditore.it

 

Patrick Williamson è nato a Madrid nel 1960, attualmente vive vicino a Parigi, in Francia. Le sue raccolte di poesie Locked in, or out? (Red Ceilings Press, 2011) e Bacon, Bits, & Buriton (Corrupt Press, 2011). Ha curato la traduzione di una selezione di poesie del poeta tunisino Tahar Bekri (Inconnues Saisons / Unknown Seasons, L’Harmattan, 1999) e del poeta del Québec Gilles Cyr (The Graph of Roads, Guernica Editions, 2008). Le sue poesie sono state tradotte in francese, bulgaro, georgiano e russo. Ha curato e tradotto The Parley Tree, an anthology of poets from French-speaking Africa and the Arab World (Arc Publications, UK, 2012). Nel 2010 esce in Italia per la prima volta nell’antologia L’amore del giglio (Samuele Editore 2010, collana Scilla, prefazione di Maria Luisa Spaziani). Nel 2013 sempre in Italia esce la sua prima silloge di poesia tradotta in italiano Nel santuario (Samuele Editore 2013, collana Scilla, prefazione di Anne Talvaz, traduzione di Guido Cupani, libro finalista al Premio Camaiore-Speciale 2013). Nel 2014, sempre per i tipi della Samuele Editore, uscirà la sua seconda silloge di poesie tradotta in italiano.

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