da La Nazione del 1 maggio

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Poesia: dai borghi di Moroldo alla luna di Fallani
 
da La Nazione
 
 

Gianni Moroldo ha confidato alla poesia tappe della sua vita, ponendole sotto il sigillo del ripensamento nell’età più lunga in ‘Canti in Carnia’, pubblicati da Samuele Editore. Un libro agile che “pesca” nel tempo, dal 1959 al 2016, e che rivela nell’uomo la ricerca del “borgo” come dimensione umana e affettiva per non perdersi nei non luoghi. Anche quando i piccoli centri sono come svuotati, Moroldo, che vi ha condotto una parte non trascurabile della sua esistenza, cerca “i borghi del cuore”. Da qui contempla “l’enigma ancora mai decifrato”, che si è lasciato però conoscere nei tratti della figura paterna e nell’amore che non si è perso: “E’ ancora difficile pensare/ che prima non c’eri/ e oggi non vivo se non ci sei… ogni mia riga è pure scritta in te”, mentre ci sono “parole che aspettano/ e non ti ho detto ancora”.

Ma oltre i tratti più personali affidati alla versificazione, il tratto peculiare che emerge dalla lettura di questi canti è il mutare di un paesaggio umano che risente del grande cambiamento in corso: la prevalenza delle popolazioni nelle città a discapito dei paesi che però riscoprono una possibile vocazione come custodi di un’intuizione giovanile, quando si è “colmi di felicità del niente,/ di quel poco che sei/ e d’una vita da abbracciare”. Si può trovare un indicazione di pace in un piccolo paese perchè si sente il valore degli “altri”: “Non l’avrei mai ammesso un tempo,/ ora, pur esule su queste terre,/ mi è indispensabile il sospiro di chi non è più. Volti di gente scomparsa trascurati per anni/ oggi mi sono vicini,/ vecchie parole e questo piccolo mistero/ sempre più ora vibrano al presente/ e più ancora profonda sento/ la pace di un piccolo paese./ Poi cerco uno spiazzo di silenzi/ tra l’oscurità di pini e abeti,/ la bellezza di sentieri solitari/ che salgono ripidi ai tuoi monti/ e di Bach una cantata a quattro voci,/ una fuga fiduciosa eppure triste/ per chi più, con dolore,/ in te non si ritrova” (1969-2013).

Michele Brancale

 
 
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