Corpi solubili su Versolibero


 
da Versolibero
 
 

Pubblicata nella Collana Gialla Oro, questa nuova silloge di Mario De Santis è incentrata sulla provvisorietà del nostro tempo, in una sequenza incalzante di situazioni, tra realtà, rappresentazione e metafora.

La prima sezione, Primo atto, è aperta da una citazione dal Beckett di Aspettando Godot, e punta immediatamente lo sguardo, dal quarto piano di un palazzo, su due fabbriche di carta e pacchi, dove sugli operai aleggia lo spettro dei calchi delle salme degli scavi di Pompei; incombe insomma un senso quasi eterno di morte sui loro corpi vivi appoggiati in pausa sopra gli imballaggi. “Ogni città è un dono di congetture, piani falsi / e dighe, sommati replay dei fotofinish, a volte un viso vero” e Roma, città di assenze e di memoria, è un’indelebile giostra sul mondo.

Segue la sezione Fine ripresa e qua le citazioni introduttive sono due, rispettivamente da un pezzo teatrale di Milo Rau ispirato ai versi della Szymborska e dallo stesso Rau, sul tema specifico del Realismo. La metropoli stavolta è Milano: “C’è luce, ancora è giorno, la città diventa / un duro, limpido, vagheggiato ritrovo; / segnate cornici di rossetto sulle coppie, / il pomeriggio ci inventa”. Colpisce il grande potere fonetico e ritmicodella cadenza del verso: “il disordine di led (maledetti, azzurri, sciami) / precipita con loro, nel centro della cosa”: tra l’ON della possibilità e l’OFF del mondo che ci riempie, si diventa capaci di abitare le città, proprio perché capaci di abbandono. “Esistere è il sisma lucente dei neuroni, le cellule di corsa, / la materia morbida, il veleno”. Ed in effetti è come se l’intero paesaggio urbano evocato risultasse intossicato da un indelebile malessere emotivo, mentre i corpi si confermano “soli, sdraiati senza alcuna forma di risposta”, quasi risucchiati a dissolversi proprio nel loro istante presente.

Davide Toffoli

 
 
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