Corpi solubili su Striscia Rossa


 
 

Da Striscia Rossa

 

“Corpi solubili” è il titolo del libro di Mario De Santis appena uscito a cura della Samuele Editore per la collana di poesia di Pordenonelegge, tra i maggiori e consolidati festival di letteratura a livello europeo e svoltosi lo scorso weekend nella cittadina friulana. L’autore può essere serenamente considerato tra i grandi “underdog” della poesia italiana (discorso lungo e spesso affrontato su come questa generazione di nati negli anni Sessanta non abbia in ottima parte e per mille motivi avuto le stesse possibilità di chi li ha anagraficamente preceduti ma anche di chi li ha poi seguiti).

Quello che conta è ritrovare in questo libro tutto il solido percorso di analisi di quello che siamo diventati in questi anni dal punto di vista complessivo e identitario fino alla profonda solitudine che certo non è nuova nel panorama letterario ma che aveva già mosso dopo il boom economico ad esempio Giovanni Giudici ma anche l’Eugenio Montale del Quaderno di quattro anni. In maniera molto precisa possiamo ritrovare tutto questo percorso e questo destino all’interno di una società che con la pandemia è esplosa perdendo ogni altro e proprio possibile legame ed ha fatto emergere come perfettamente fotografa l’autore i destini più tragici di ognuno di noi.

Possiamo dirci quindi parte di un percorso merceologico all’interno di una narrazione come quella contemporanea e di chi oggi ci amministra? Se accorciamo la distanza tra macchine e uomo potremmo considerarci trattati alla medesima maniera: in fondo utilizziamo qualsiasi dispositivo come bene di consumo, dal cellulare alla macchina, lo usiamo finché necessario, a volte ripariamo piccole avarie, per lo più a un certo punto quando finisce di essere utile lo buttiamo e ne prendiamo un altro per compiere le stesse operazioni, a volte più avanzate.

Matteo Fantuzzi

 

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