Come a casa su Ansa


 
 
Da Ansa
 
 
E’ un dialogo a distanza fra due grandi poeti che si ritrovano uniti dal senso comune per una lirica fatta di rime esistenziali e paesaggistiche nonostante origini e collocazione diverse nella storia della letteratura: il Nobel irlandese Seamus Heaney e Giovanni Pascoli, nato a San Mauro di Romagna nel 1855.
 
Nella raccolta ‘On Home Ground – Come a casa’ di Samuele Editore, il poeta morto a Dublino nel 2013, di cui quest’anno (il 30 agosto) ricorrono i dieci anni dalla scomparsa, ha tradotto i versi di Pascoli partendo dall”Aquilone’, seguendo il filo ideale di quella lirica capace di avvicinare due mondi così lontani e allo stesso tempo così vicini, fra gli aratri dell’infanzia tirati in Irlanda dai cavalli e in Romagna dai buoi, sempre in mezzo alla nebbia. Il libro è curato da Marco Sonzogni, professore di italianistica e comunicazione interculturale all’Università di Wellington, in Nuova Zelanda, e a lungo amico del premio Nobel, considerato quindi il suo massimo conoscitore. Come sottolinea Matteo Bianchi nell’editoriale della rivista ‘Laboratori Critici’, pubblicata dello stesso editore e dedicata proprio a ‘On Home Ground’, ci sono due episodi emblematici ricordati da Sonzogni sulla vita del poeta che descrivono molto bene la sua riservatezza, quasi ritrosia, rispetto al successo internazionale. Negli anni Ottanta compilò con esitazione il modulo per iscrivere i propri figli a scuola indicando la parola ‘file’ (poeta in irlandese) nello spazio riservato alla professione: aveva da poco lasciato il suo lavoro stabile a Belfast per dedicarsi interamente alla scrittura. In un altro caso, già anziano, di fronte all’ex presidente americano Bill Clinton e all’ex premier irlandese Bertie Ahern si domandò pubblicamente “Why me?” (perchè io?) non riconoscendosi in quella fama per lui così estranea. La raccolta su Heaney è un modo per riprendere il pellegrinaggio compiuto dal premio Nobel nel 2012, un anno prima della morte, quando visitò i luoghi di Pascoli, incluso quel paese romagnolo che aveva preso il suo nome, diventando San Mauro Pascoli. ”Mi sento un po’ un intruso nel suo territorio – disse Heaney in quell’occasione – tuttavia, per alcune importanti somiglianze, tra il suo territorio natio e il mio, sento nello stesso tempo certe affinità”’. E il poeta irlandese non perde mai questo orizzonte nella traduzione di Pascoli con l’idea che tutto dipenda dalla possibilità di accordare il testo originale alla propria immaginazione, alla propria espressività e alla propria “postura” civile e artistica. (ANSA).

Alessandro Carlini

 
 
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