A cena col Poeta: Guido Cupani

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A CENA COL POETA
Sabato 2 aprile, ore 20.30

 
 

Sabato 2 aprile, dalle ore 20.30, presso il ristorantino Dry Bridge di Pordenone riparte il ciclo di incontri letterari a tema poetico della Samuele Editore. Tre gli incontri previsti: il 2 aprile Francesco Tomada presenterà Guido Cupani e la riedizione aggiornata del volume “Le felicità” (Samuele Editore 2011, prefazione di Giulia Rusconi – e Samuele Editore 2015, prefazione di Francesco Tomada), sabato 30 aprile Alessandro Canzian presenterà il volume bilingue di Sandro Pecchiari “L’imperfezione del diluvio / An Unrehearsed Flood” (Samuele Editore 2015, prefazione di Andrea Sirotti) e sabato 28 maggio sempre Alessandro Canzian presenterà i versi in dialetto triestino di Fulvio Segato di “’Sta mia difesa” (Samuele Editore 2015, prefazione di Fabio Franzin).

Il primo incontro vedrà protagonista Guido Cupani, nato a Pordenone nel 1981 e impegnato presso l’osservatorio astronomico di Trieste. Cupani ha pubblicato le raccolte poetiche “Le felicità” e “Qualcosa di semplice sulla neve” (Culturaglobale 2013). Ha tradotto la silloge “Nel santuario” di Patrick Williamson (Samuele 2013) e ha partecipato alla Festa di Poesia di Pordenone (2010, 2011), ai Notturni Di_versi di Portogruaro (2011, 2012) e al Festival Acque di Acqua (2013). Alcune sue poesie sono incluse nello spettacolo “Ballate per il nordest” di V. Mirandola e Piccola Bottega Baltazar (2013).

Francesco Tomada in prefazione definisce il libro “confortante. Non perché si proponga intenzionalmente di esserlo, ma perché racchiude in sé lo scrigno di un esistere possibile; non perché sfugga ai dubbi, ma perché accettandoli li affronta con un entusiasmo a suo modo contagioso. È il libro di un autore che sa scrivere, ma è soprattutto il libro di un uomo che ha motivo di farlo, e che raccontando la propria traiettoria di crescita invita lo sguardo altrui a seguirlo. È un libro di domande più che di risposte – come dovrebbe accadere sempre nella vera poesia –, di incertezze più che di sicurezze, ma nei versi iniziali e finali fissa due punti fermi, utilizzando il linguaggio scientifico potremmo dire due assiomi, due felicità grazie a cui anche le altre appaiono realizzabili.”

Al termine dell’evento, come tradizione per l’Editore pordenone Samuele, sarà aperto un open mic dove i presenti potranno leggere alcuni propri testi.

 
 
 
 
 
 
Le felicità
 
 
Le felicità sono brevi.
Come matite più e più volte
temperate. Come il gambo
delle margherite di prato.
 
Durano il tempo di una sola parola.
Costruite in equilibrio
su occhi, su capelli, dita, voce,
come riassunti di cielo.
Crollano senza rumore.
 
Esistono felicità a pioggia,
felicità variabili,
felicità serenamente
rasciugate.
 
Una felicità intera
è improbabile.
Almeno quanto un angelo
a viso a viso, un tocco d’ali fra la folla.
 
 
 
 
 
 
La ragazza che chiede Dio
 
 
La ragazza che chiede Dio
all’angolo fra via H e piazza Z
con una breve vita addosso già lisa sui gomiti
in ginocchio si è aggrappata alla mia giacca
e ha snocciolato gli occhi
nella conca dei miei palmi e mi ha chiesto Dio.
E io che avevo nelle tasche
solo uno spicciolo di Dio per fare colazione
– una veloce preghiera in tazza
pater ave gloria proteggi il nonno
fa’ che non piova –
nel viavai di passanti dai volti lisci
come uova ho sollevato le braccia
e ho detto alla ragazza, non ho niente,
abbi pazienza, forse domani. Non è certo colpa mia.
Dio manca un po’ per tutti
ormai da un pezzo. Che cosa posso farci.
Per fortuna la ragazza
ha capito e si è staccata da me cadendo
come una buccia secca.
Confesso, ho provato tenerezza.
Ho avuto la bontà di non guardarla.
 
 
 
 
 
 
Canzone dell’amore in prosa
 
 
Ti amo a matita, sopra un foglio bianco.
Ti amo in bella copia.
Ti amo senza usare il dizionario,
senza letteratura. Cinque aggettivi bastano.
Immenso come il mare.
Nudo come una mano.
Quotidiano
come il pane. Semplice. Chiaro.
Ti amo in un leggibile corsivo
come nei temi della terza elementare.
Ti amo al più con qualche rima baciata
che pare accidentale (e forse m’è scappata).
Ti amo prima e dopo l’universo,
oltre le schiere in rotta delle parole
in volo sul silenzio del tuo corpo.
 
 
 
 
 
 
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