Angela Greco su L’imperfezione del diluvio / An Unrehearsed Flood

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da Il sasso nello stagno di Angre

 

L’imperfezione del diluvio / An Unrehearsed Flood, silloge bilingue e terza raccolta del triestino Sandro Pecchiari tradotta dallo stesso autore ed edita per i tipi Samuele Editore (2015, prefazione di Andrea Sirotti) è un libro piccolo soltanto nella lunghezza tipografica, contando appena diciannove componimenti intitolati con numeri romani, che in realtà raddoppiano se si considerano anche i testi in inglese che, per quanto possano attenersi alla lingua madre, risultano comunque nuove poesie nell’atto di affidarsi ad una traduzione, consegnando subito al lettore quella pluralità felicemente conferita al poeta dal luogo in cui vive ed opera, Trieste. E a questa città è dedicata la prima poesia, unico testo a contenere l’unico lemma con una maiuscola, nel mezzo di una poesia completamente priva di punteggiatura, che in tal modo da sola determina il tempo e lo spazio del sonoro e soprattutto del silenzio. Trieste mirabilmente tratteggiata, nei primi tre versi, nel caratteristico poco parlare dei suoi abitanti e nella fisionomia del suo territorio, dove la città stessa per vivere scala il proprio dislivello in cerca di aria (Trieste rincorre \ scostante di parole \ l’aria inerpicata) in una metafora della quotidiana sopravvivenza da cui non è escluso nessuno (tutta la città rincorre l’aria) e nemmeno il poeta, indirizzando subito il lettore verso l’argomentazione della poesia, un affanno, una difficoltà, un dolore con cui si deve fare i conti (non è la vocazione dei viticci \ sviluppare rami e fiori e ombre \\ non è questo \\ l’essenziale è arrampicarsi \ per sforzare i legami \ se non li manteniamo).

Angela Greco

 
 
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