Alessandro Agostinelli su “Poetica del plurilinguismo”

 

di Alessandro Agostinelli dal blog di Poesia della Rai di Luigia Sorrentino
 
 

È un piccolo libretto ma denso di interessanti considerazioni questo breve saggio di Antonio D’Alfonso sul “plurilinguismo”. Lo scrittore e saggista canadese di origine italiana descrive bene come nel continente americano si traduca poco delle letterature di altri paesi e quando si traduce non si dà importanza a quei prodotti (a meno che non siano prodotti che l’industria culturale vuole/deve promuovere). Mentre la traduzione è veicolo di conoscenza sostanziale delle letterature altre ed è un imperativo fondamentale alla crescita anche della propria lingua. A maggior ragione il plurilinguismo sarebbe da praticare per un mondo più aperto e meno identitario e perché la conoscenza di più lingue per uno scrittore e per un lettore sono anche sinonimo di crescita lessicale e scambio di processi linguistici da una lingua all’altra con beneficio di creatività nella stesura di testi di prosa o poesia.

C’è in questo libro una complessità di temi che spiega come mai il “multiculturalismo” abbia un suo lato oscuro che nel momento in cui loda le differenze in realtà le ghettizza nei rispettivi dialetti, nelle rispettive lingue minori, nei rispettivi linguaggi chiusi, insomma rende comunque schiave le forme e gli usi linguistici (e non solo) delle varie piccole identità chiuse. E ciò rende ancora più chiuso il mondo che viviamo e che abitiamo. Un’identità forte mina le basi della convivenza civile. Come scrive l’autore: “Ciò a cui assistiamo non è, come alcuni credono, una torre di Babele ultra-moderna: ciò che vediamo è piuttosto la frammentazione dei paesi in combriccole linguistiche, ciascuna delle quali si crede l’ombelico del mondo […] ciò che ne deriva è peggiore del campanilismo”.

Alessandro Agostinelli

 
 
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