Accendere l’invisibile
Rosanna Cracco
prefazione di Daniela Cecchini
Pagine 150
Prezzo 15 euro
ISBN 979-12-81825-24-6
Versione online Sbac!
Prezzo 7 euro
La poetessa offre di sovente articolate osservazioni sulla condizione umana, sulla natura del linguaggio e sul rapporto degli individui con il tempo, recepito come spazio temporale di comunicazione, creazione e conoscenza e, da autentica cultrice della parola, rivolge un precipuo invito a riflettere sulla sua natura fuggevole e al tempo stesso perenne, seguendo una logica sospesa tra il suo aspetto quantitativo, ossia chronos e quello qualitativo, ossia kairos. L’immagine allegorica dell’argine, che delimita e contiene il fluire impetuoso del fiume, si presta agevolmente a una duplice interpretazione, rappresentando le costrizioni e i limiti imposti alla creatività dall’esigenza di comunicare un messaggio eloquente e definito, ma simboleggiando anche la necessità di trovare un equilibrio tra l’impulso verso l’infinito e l’ancoraggio alla dimensione terrena.
Le parole intense raccolte nella strettoia “Parole nuove” – vengono paragonate a semi che, una volta sparsi, danno vita ad un nuovo linguaggio, un nuovo modo di pensare e di vedere il mondo, tuttavia la Nostra è consapevole che anche le parole più belle e significative siano destinate a invecchiare e a perdere il loro originario splendore e, per questa ragione, di tanto in tanto il suo afflato poetico si fa mesto e nostalgico.
L’interminabile ricerca di una parola – che sia eterna “Parole nuove” – è un’illusione, un desiderio impossibile da realizzare. L’attesa, personificata come una – grande signora “Parole nuove” – rappresenta l’implacabile scorrere del tempo e il suo rapporto con l’individuo.
È vero che l’attesa ci tiene ancorati alla vita, spingendo ognuno a guardare al futuro con fiducia ed aspettative, ma è altrettanto vero che essa ricorda la nostra precarietà. Sulla base di tali considerazioni, la poetessa ci propone di riconsiderare il concetto di eternità, che non è certo da intendersi come una condizione stabile ed immutabile, piuttosto come un flusso continuo e interminabile.
Daniela Cecchini
Progetti
Sì, qualcosa sempre mi chiama
come sulla strada
dell’Annunciazione
Apro il ventaglio dei pensieri
al vento che gonfia le vele
e una corrente benefica
di possibili frammenti
mi attraversa la pelle
Ecco chi sono, ecco cosa fare
La vita, tiepida cova
dentro compenetra
il traslato della creatività
chiamandomi al calore dell’altro
Una lente d’ingrandimento
dietro l’apparenza
a sostegno dell’etica
così infangata dal nulla
Un viaggio di conversione
dentro l’esilio dell’anima
che attraversa le colonne
d’Ercole del meditare
Tessere a mosaico
che affinano il sentire
con la porta del tempo
che un po’ si dischiude
Appartenenza
A chi appartengo?
A quella tela dipinta
strato su strato con i diversi
colori della vita
Sapori in agrodolce
tra possibili figurazioni di realtà
cesure di tempo e di spazio
spesso senza denominazione
È faticoso il cammino:
tetti abbandonati
labbra di metallo
ma anche vele al vento
e sogni che premono
Se graffio il sovrapporsi
delle pennellate
ritrovo “quel me”
insieme istinto primitivo
e coscienza collettiva
In cerca dei nuovi linguaggi
dell’anima
inseguo un mondo
ebbro di poesia
senza cedere ai ricatti
Anche nell’odierno
naufragio di cellule,
vita che sono
e che ancora non so,
non voglio lasciare
la voce dell’amore
Amore… amore… amore
ancora tanto ne berrei
Ricami di bisso
Soprattutto ora
che il fuoco lascia al vento
le sue ceneri
mi piace credere
che l’anima immortale
sposi il divino
aprendo le porte all’eternità
Vorrei toccare quel Dio
dalle chiome d’oro
e godere per un attimo
del trionfo divino
ma troppo buio se guardo oltre
buio che chiama altro buio
Così mi tolgo le ali di cera
e mi riprendo chi sono ora
e cosa posso
Anche tra vicoli stretti
posso ricordare inventare creare
Nella gerarchia dei sentimenti
raccolgo, proteggo
e molto lascio andare
ma tengo stretto tra le mani
il prezioso filamento
secreto dal mare