“Le felicità” di Guido Cupani

Le felicità

di Guido Cupani

Samuele Editore 2011, collana Scilla, prefazione di Giulia Rusconi

 
ESAURITO
 
 
 
 
 
Terrestre
 
Un insetto, in centuplice copia.
Spuntato pluralmente dalla terra nel vaso, o da Fantàsia.
Su quasi tutti i petali, non su tutti, sul verso e non sul recto.
A volte più minuto, in scala uno a due, uno a tre.
Quadrupede od esapode. (Purtroppo sono miope.)
Certo c’è la sua foto in un volume che non ho aperto.
Ha un cuore spillimetrico e uguale al mio.
E ciò non basta perché lui mi sappia, né viceversa.
 
Ho esercitato la legittima difesa dell’orchidea.
Con le dita.
Soffiando.
Che fatica.
La vita è inspiegabilmente tenace,
 
ed è inspiegabilmente,
ed è.
 
 
 
 
***
 
 
 
 
Le felicità
 
Le felicità sono brevi.
Come matite più e più volte
temperate. Come il gambo
delle margherite di prato.
 
Durano il tempo di una sola parola.
Costruite in equilibrio
su occhi, su capelli, dita, voce,
come riassunti di cielo.
Crollano senza rumore.
 
Esistono felicità a pioggia,
felicità variabili,
felicità serenamente
rasciugate.
 
Una felicità intera
è improbabile.
Almeno quanto un angelo
a viso a viso, un tocco d’ali fra la folla.
 
 
 
 
***
 
 
 
 
Cosmologia intima
 
Una ragazza piange.
 
Un pianto improvviso
come una scarpa slacciata fra un passo
e l’altro, in piena regola, a capo chino,
sola, le due mani sul viso.
 
Io che le passo
accanto e vorrei farmi albero o mosca o muro, imparo
che il pianto è prima di ogni motivo,
quotidiano, dimenticabile,
qualcosa di noto e sacro, che accade
 
sulla terra, un mercoledì, lungo la strada.
 
 
 
 
***
 
 
 
 
La ragazza che chiede Dio
 
La ragazza che chiede Dio
all’angolo fra via H e piazza Z
con una breve vita addosso già lisa sui gomiti
in ginocchio si è aggrappata alla mia giacca
e ha snocciolato gli occhi
nella conca dei miei palmi e mi ha chiesto Dio.
E io che avevo nelle tasche
solo uno spicciolo di Dio per fare colazione
– una veloce preghiera in tazza
pater ave gloria proteggi il nonno
fa’ che non piova –
nel viavai di passanti dai volti lisci
come uova ho sollevato le braccia
e ho detto alla ragazza, non ho niente,
abbi pazienza, forse domani. Non è certo colpa mia.
Dio manca un po’ per tutti
ormai da un pezzo. Che cosa posso farci.
Per fortuna la ragazza
ha capito e si è staccata da me cadendo
come una buccia secca.
Confesso, ho provato tenerezza.
Ho avuto la bontà di non guardarla.
 
 
 
 
***
 
 
 
 
Liturgia
 
Religioso il sacchetto di lattuga,
l’olio, l’aceto, il sale,
e religiosa la tua voce che mi chiede
per favore
mi aiuti a mescolare?
 
Il mio carisma è stringere
l’insalatiera verde della cena
con ambedue le mani
mentre consacri a forchettate
il doppio prodotto alimentare
di tu più io elevato alla seconda.
 
Ecco fatto, esclami.
 
E ogni cosa è al suo posto
nell’angolo rituale di universo
che stasera ci compete.
 
 
 
 
***
 
 
 
 
Canzone dell’amore in prosa
 
Ti amo a matita, sopra un foglio bianco.
Ti amo in bella copia.
Ti amo senza usare il dizionario,
senza letteratura. Cinque aggettivi bastano.
Immenso come il mare.
Nudo come una mano.
Quotidiano
come il pane. Semplice. Chiaro.
Ti amo in un leggibile corsivo
come nei temi della terza elementare.
Ti amo al più con qualche rima baciata
che pare accidentale (e forse m’è scappata).
Ti amo prima e dopo l’universo,
oltre le schiere in rotta delle parole
in volo sul silenzio del tuo corpo.
 
 
ESAURITO