Vito Spina su Ascetica del quotidiano

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Da Laboratori Poesia
 

In quest’ultima raccolta, Ascetica del Quotidiano (2015-2019), lo stesso titolo scelto dall’autore ci dà in sé l’indicazione dualistica per una diversa ricerca lirica e un’ ulteriore riflessione articolata in contenuti nuovi, a complemento quasi, rispetto alle precedenti. “Ascetica” intanto per un cristiano, in particolare, rinvia ad una sua speciale esperienza volontaria formativa, nel corpo e nella mente, con la pratica catartica/purificatrice della rinuncia a beni materiali e a piaceri mondani per un’ascesi spirituale personale verso l’alto attraverso uno stato contemplativo mistico-estatico sublimante, oltre la materialità sensibile.

Ascesi, storicamente prima allusa in Plotino, con l’estasi/liberazione neoplatonica dell’anima dal corpo (III sec. d. C.), infine nel cristianesimo, dal medioevo, significò supremo autoperfezionamento terreno ed elevazione spirituale della persona umana cristiana verso il divino. Nel titolo viene collegata ad ascetica la parola quotidianità, intendendo far risaltare in modo originale, così unificandole, una duplice significazione correlata fra esse: di cui una riferentesi all’alto, divino, e l’altra al basso, umano terrestre. Entrambe così composte, quali corrispettivi parametri comprensivi, sono funzionali a modulare il destino dell’uomo, credente, avviabile verso una sua maggiore perfezione interiore spirituale e ad un raccordo personale sia al sacro-divino universale (per la mistica visio Dei cristiana) sia alla materialità biofisica e alla terrestrità.

La cifra retorico-stilistica primaria che appropriatamente spicca nel titolo è la figura duale dell’ossimoro, in cui stilisticamente due realtà contrastanti/diverse s’incontrano e si armonizzano unitariamente, superando una loro contraddizione concettuale originaria. Oltre al sistematico impiego dell’ossimoro, Accardo articola il linguaggio poetico strutturandolo (per riflettere, cogliere, simboleggiare, comunicare esteticamente i suoi significati) con enumerazioni (di parole; di sintagmi nominali, aggettivali, verbali; di iterazioni, anafore …) spesso in sé asindetiche, o ellittiche, con sparse focalizzazioni espressivo-rappresentative (su oggetti, immagini, ricordi, figure umane, percezioni, squarci paesaggistici…) e con stilemi ora allusivamente connotativo-simbolici ora denotativo-crepuscolari.

Vito Spina

 
 
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