Un buon uso della vita su About Art Online

  • Tempo di lettura:3 minuti di lettura

 

 

da About Art Online

 

 

Ci siamo mai chiesti perché si parla e si scrive così poco della morte? Cosa è successo in questo recente periodo storico, sì da pensare che la morte sia rimandabile, rinviabile, addirittura evitabile? E perché invece vengono scrutate con occhio indagatore, ora morboso, ora compiaciuto, uccisioni e ammazzamenti? Telegiornali e cronache descrivono la ferocia, l’arma del delitto, il sangue. Con sguardo crudele. Spesso indifferente. Non è  forse questo il destino che accomuna tutti noi esseri viventi, ci viene da chiedersi? La morte ci appartiene, a suo modo è anche un dono, e chi soffre sa che può sottrarsi ad una vita che non sopporta più. Abituati a vivere esternalizzati, totalmente, immersi nel fluire delle esperienze e degli oggetti,  si dimentica la morte, si ha paura della morte…

Gabriella Musetti, poeta

Ci ha pensato Gabriella Musetti, poeta, a scrivere un libro che mancava, “Un buon uso della vita” per Samuele editore, uscito lo scorso giugno nella collana Scilla. Un libro straordinario e singolare al tempo stesso. Freddo come il ghiaccio eppure brucia come solo il ghiaccio sa fare, commovente e ironico allo stesso tempo. Ma aggiungerei, un libro coraggioso, come lo sono soltanto i libri di poesia. In queste brevi essenziali poesie, Gabriella Musetti ci parla della morte al femminile. Una morte che ghermisce all’improvviso, e non si è mai pronte, come si potrebbe d’altronde esserlo?

E ci racconta di una morte cercata, quella delle poetesse  che si sono  tolte la vita.  Un omaggio a Virginia Woolf, Marina Cvetaeva, Ingeborg Bachmann, Amelia Rosselli, Antonia Pozzi, e molte altre poete.

E cerca di indagare sul perché donne famose, apparentemente “risolte” abbiamo scelto di darsi la morte per sfuggire ad un dolore esistenziale implacabile. Lo fa in maniera poetica e filosofica, al tempo stesso.

Licia Ugo Racovaz

 

Continua su About Art Online